da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
Per una volta, partiamo dalla fine. L’ultimo diario di bordo da Parigi e dal Roland Garros 2013 inizia dall’ultimo match visto. E che match! Arrivo sul campo numero 1 dopo aver fallito il mio approdo al numero 2. La tribuna stampa di Janowicz-Wawrinka è infatti stracolma (intravedo anche Riccardo Piatti) e non mi lasciano entrare. Sul campo numero giocano Haas e Isner. Non ho idea di quale sia il punteggio, anche se ricordo che il tedesco ha vinto certamente i primi due e John era avanti un break nel terzo. Mi affaccio alla porticina che si affaccia sul campo 1 (foto) e sulla tribunetta stampa e mi accordo che il momento è topico: Haas è avanti 2 set a 1, 6-5 nel quarto, serve Isner, match point…
Non ho idea di quanti siano i match point per Haas in quel game ma sta di fatto che Isner li annulla tutti (molti col servizio, strano eh?) e si va al tie-break. Il pubblico del campo numero 1 (il mio preferito) è entusiasta, quasi tutti tifano Haas ma il sostegno per lo yankee non manca. Haas soffre, lotta in risposta, mette a segna dei vincenti strepitosi, si procura un altro match point, questa volta sul proprio servizio. Ma qui avviene l’impensabile: doppio fallo!
Isner ne approfitta e porta il match al quinto. John parte meglio e sale 4-1, nonostante un accenno di crampi. Non che Haas, ora nervosissimo, stia molto meglio. Anzi, continua a darsi racchettate sulle gambe, palesemente dure, e ad urlare in tedesco frasi incomprensibili (ma in realtà comprensibilissime). Isner però ha i crampi e si tiene in vita solo col servizio e volée (spesso basta solo il servizio). Nonostante il 4-1 Isner sento che la partita può finire nelle mani di Haas. Il tedesco recupera il break, ma nonostante ciò è l’americano ad arrivare al match point, annullato dopo uno scambio in cui Haas sembra Isner e Isner sembra il più classico dei Montanes. Sul punteggio di 8-8 arriva il break decisivo per Haas, che servirà e chiuderà il match dopo quasi 5 ore di gioco (e 11 match point sprecati). Match sublime per intensità ed emozioni regalate al pubblico. In alcuni momenti ho creduto che sotto quel cappello girato all’indietro ci fosse Nicolas Mahut, ma per fortuna (o purtroppo!?) non era così.
Finito il match, sono le 20.45 circa, saluto i colleghi in sala stampa e mi dirigo a prendere la navetta che mi riporta a Odeon e da lì spesa al Monoprix per comprare qualcosa per cena e poi via verso casa.
Facciamo però ora un passo indietro. La giornata inizia un po’ in ritardo (pulizia appartamento e registrazione/montaggio trasmissione per Radio Manà Manà Sport, ovviamente “Speciale Roland Garros”). Arrivo al Roland Garros e Francesca Schiavone sta dominando la Bartoli. Un match perfetto della Leonessa, che lascia le briciole alla simpaticissima galletta e torna in ottavi al Roland Garros, dove affronterà Azarenka.
Non ci sono grandi speranze “azzurre” a pochi minuti dal match tra Fabio Fognini e Rafa Nadal, in programma sul campo centrale del Roland Garros. Soprattutto dopo aver visto dal vivo, pochi giorni prima, la sfida vinta 61 63 a Roma dal maiorchino. Fognini invece sorprende tutti, approfitta di un Nadal non irresistibile e si porta avanti di un break. Lo perde, annulla un set point e va di nuovo a servire sul 6-5. Un paio di errori banali portano il set al tie-break, deciso da un punto straordinario vinto in difesa da Nadal sul 4-4. Fabio nel complesso gioca un grande match, mancando forse in alcuni momenti importanti. Fa impressione come il ligure abbia saputo studiare insieme a coach Josè Perlas la sconfitta di Roma, ribaltando tatticamente la sfida. Oggi in campo il giocatore con il pallino in mano, quello che realmente metteva in difficoltà l’avversario, ebbene quel giocatore era Fabio.
Con il rovescio, sia incrociato che lungo linea, Fabio praticamente ha smashato per tutta la partita (a Roma erano più le stecche che i colpi ben fatti; in alcuni momenti, non voglio bestemmiare, ma sembrava Nalbandian in risposta. Solo la Nalba trova degli angoli così stretti in risposta con l’incrociato di rovescio. Con il diritto ha comandato lo scambio. Un elemento che è decisamente cambiato in meglio per quanto concerne Fabio è il primo colpo dopo il servizio (per non parlare del servizio stesso, quasi sempre intorno ai 195 km/h con punte sopra i 200). Fognini ha chiuso tantissimi punti con il diritto in uscita dal servizio, lasciando quasi fermo Rafa. 76(5) 64 64 è il punteggio con cui Fabio esce sconfitto dal Philippe Chatrier, che ha anche inneggiato al suo nome durante l’incontro. Un match da cui ripartire, per capire di aver raggiunto potenzialmente un grande livello sulla terra e allo stesso tempo di non poter più perdere match sulla carta abbordabili. La continuità è molto (se non tutto) in questo sport e non si possono giocare bene 2 tornei su 5.
Torniamo ancora avanti nel tempo. E’ mezzanotte e ventuno minuti. Sdraiato sul letto termino l’articolo e spengo i miei personalissimi riflettori sul Roland Garros 2013, che tanto ha detto ma che molto ha ancora da dire. Vivere uno Slam è sempre un’esperienza eccezionale. Farlo sui campi, vivendo le sensazioni dei giocatori, dei coach, porta ad un nirvana tennistico che solo chi fa questo lavoro può capire. La stanchezza, dopo 13 giorni al circolo del Roland Garros dalla mattina sino a tarda serata, si fa certamente sentire e scrivo queste ultime frasi con gli occhi semichiusi, ma è pur sempre meglio che lavorare (cit.)
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