di Guido Pietrosanti
Dei tre tornei challenger disputati la settimana scorsa, il più significativo per noi è sicuramente quello disputato in Messico, a San Luis Potosi, sulla terra rossa. Non perché il “solito” Gianluigi Quinzi (spesso impegnato in America Latina in questo periodo dell’anno) ha fatto segnare qualche altro record. E nemmeno perché qualche altro giovane di belle speranze ha fatto il definitivo salto di qualità. Niente di tutto ciò. Questa volta a far gioire gli appassionati italiani è stato il “vecchietto” Alessio Di Mauro, che ad agosto compirà 36 anni, e che aveva già annunciato un paio di stagioni fa la sua volontà di ridurre l’attività agonistica internazionale. Invece Alessio, dopo aver già giocato un paio di future in Spagna a febbraio (raggiungendo anche una finale), ha deciso di prendere le sue racchette e andare a giocare le qualificazioni nel challenger messicano. Solo per questo merita tantissima ammirazione. Se poi aggiungiamo che oltre a passare le quali, Di Mauro è riuscito a vincere il torneo, battendo in finale, in 3 set, per 46 63 62, un ragazzino americano, Daniel Kosakowski, di 15 anni più giovane, ecco che la sola ammirazione non basta più. L’ultima vittoria challenger di Alessio risaliva al 2009, mentre la prima addirittura al 2001. Con questa vittoria il siciliano torna al numero 254 del ranking atp e probabilmente dovrà rivedere tutta la sua programmazione per il resto della stagione, visto che con questa classifica riuscirà a giocare con una certa continuità nei main draw di molti challenger europei sulla terra battuta, la sua superficie preferita. Dopo l’exploit di Tommy Haas a Miami, l’ottimo inizio di stagione del francese Gicquel (114 atp) e adesso al vittoria del nostro Di Mauro, sembrerebbe proprio che il 2013 sarà ricordato più per i record battuti dagli over 35 piuttosto che per le prestazioni dei giovani emergenti! In Messico, buona vittoria al primo turno per Thomas Fabbiano contro Simone Vagnozzi, che pur non riuscendo più ad esprimere il livello di qualche stagione fa, rappresenta sempre un buon test per chi, come Fabbiano, aspira ad entrare finalmente nei primi 200. E questo potrebbe essere davvero l’anno buono per Thomas, che nonostante i limiti fisici, continua a comportarsi da vero professionista, programmandosi con intelligenza e impegnandosi sempre a fondo nella sua professione. Fuori al primo turno anche Riccardo Ghedin, che invece non riesce proprio a fare il salto nei primi 200 atp.
Sempre sul rosso si è giocato anche a Pereira, in Colombia dove a vincere è stato il giocatore di casa Santiago Giraldo, battendo nell’atto conclusivo il cileno Paul Capdeville per 62 64. Ha deluso un po’ un altro “grande vecchio” del tennis azzurro, quel Paolo Lorenzi che, a 31 anni, sta vivendo la sua miglior stagione di sempre. In Colombia Lorenzi, accreditato della prima testa di serie, è riuscito ad arrivare fino alle semifinali, arrendendosi poi a Capdeville. E i giovani? Stefano Travaglia si è arreso all’ultimo turno delle qualificazioni al venezuelano Souto (323 atp) dimostrando però ancora una volta di essere tornato competitivo anche a livello challenger. Meglio di lui ha fatto Federico Gaio, che le qualificazioni è riuscito anche a passarle, fermandosi però al primo turno del tabellone principale. Gaio, che fino a 3 anni fa sembrava forse la nostra migliore promessa, gioca ancora un tennis piacevole e brillante anche se fisicamente ha probabilmente dei limiti strutturali che sarà difficile correggere. Non si capisce però come mai si ostini a giocare sul rosso, nonostante già nel 2011 avesse vinto 3 future sul cemento e nonostante sia abbastanza evidente che, per caratteristiche tecniche e fisiche, non sarà mai un giocatore adatto alla terra battuta.
Infine a Le Gosier in Guadalupa, vittoria del francesino Benoit Paire sull’ucraino Sergiy Stakhovsky per 64 57 64. Nessun azzurro presente in un tabellone di livello altissimo, visto che il cut off per il tabellone principale si è fermato al numero 154.
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