di Sergio Pastena
Sperando che nessuno si offenda per la lieve blasfemia della frase, l’ultima finale di Indian Wells sembrava un incontro tra Lazzaro e Goku.
Da una parte quello resuscitato da più tempo, quel lungagnone argentino a nome Juan Martin Del Potro che tanti avevano dato per morto e che è tornato, sì, ma non pareva essere più quello di un tempo. Dall’altra parte uno che non è alla prima rinascita ma del quale, stavolta, ben pochi pensavano potesse fare quello che ha fatto negli Usa, ovvero Rafael Nadal.
E sia chiaro, niente trucchi: i due sono arrivati in finale battendo il meglio attualmente a disposizione nel circuito. Del Potro ha infilato in sequenza Murray e Djokovic, Nadal ha fatto fuori un Federer, a onor del vero, dolorante, ma in finale ha battuto l’argentino e comunque, in generale, ha stupito tutti per un rientro sul cemento che destava preoccupazione persino tra i suoi fan.
E così il mini-Slam americano ha avuto due protagonisti inattesi che all’ultimo atto se le sono date di santa ragione: Del Potro ha vinto il primo set così come aveva vinto l’ultimo contro Djokovic, recuperando da 0-3 sotto, ma proprio quando tutti si aspettavano l’umanissima bandiera bianca di Nadal con l’argentino in vantaggio di un break nel secondo, è stato Del Potro a cedere al ritorno prepotente del maiorchino, che da quel momento ha concesso poco o nulla al servizio finendo col vincere.
E veniamo agli altri: avevamo già parlato degli italiani nell’aggiornamento di metà settimana, resta da dire di un Gulbis encomiabile che però, come spesso accade, si è fermato ad un passo dall’impresa perdendo 7-5 al terzo da Nadal. Il lettone sembra davvero fare sul serio quest’anno, e vedere Piero Angela ballare la macarena durante SuperQuark desterebbe meno stupore, ma se vuole arrivare al top dovrà imparare ad essere più freddo nei momenti decisivi, a metterci quel qualcosa in più che caratterizza i campioni.
Bravissimo anche Kevin Anderson, che sfrutta la sua occasione eliminando un Simon fin lì tutt’altro che impeccabile e cede dignitosamente a Berdych. Non giudicabili Federer e Djokovic: il primo non era al meglio e si era visto già durante il match soffertissimo contro Wawrinka, il secondo è semplicemente umano.
Anche gli dei perdono…
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