Pasquini spiega la preparazione fisica…

di Mattia Capone

Sono anni che si sente dire che il tennis è cambiato, che non è più lo stesso e che il fisico oramai vale molto di più della tecnica. Ma quanto di tutto questo è vero? E in che modo ha influito la preparazione atletica sul nostro sport? È a queste domande, che  la maggior parte dei  tecnici del settore hanno posto la loro attenzione convogliando quasi tutti in un’unica direzione, ovvero: che il fisico e l’atletica sono sicuramente l’arma in più per i giocatori del nostro secolo. Allora per capire meglio l’evoluzione, e soprattutto per cogliere qualche suggerimento da poter usare anche a livello amatoriale, ci siamo rivolti a Gianluca Pasquini, preparatore atletico del Tennic Club Parioli(dove segue attualmente l’agonistica,  tra i quali figura anche Gianmarco Moroni) e collaboratore sia attualmente, che in passato, di diversi professionisti del circuito Wta (quali Greta Arn, Silvia Farina) e Atp (come Giulio Torroni, Potito Starace ed altri)

Ciao Gianluca, ti ringrazio per la disponibilità! Per prima cosa ti volevo subito chiedere in che modo, secondo te, il tennis  è cambiato da un punto di vista atletico? Studiando un po’ delle statistiche ho notato che negli ultimi 20 anni quello che è davvero cresciuto, soprattutto nei giocatori di prima fascia, è il peso corporeo ritieni che questo aumento della massa muscolare sia il vero punto di svolta?

“La componente atletica è diventata fondamentale nel tennis di oggi, basta notare che non ci sono più campioni di precocità come Becker o Chang e questo è dovuto soprattutto al fatto che per un lavoro di muscolatura ci vogliono almeno 2-3 anni di programmazione ed esercizio. Questa caratteristica la si denota ancora di più nel tennis femminile, dove eravamo tutti abituati a vedere dei veri e propri enfant prodige mentre adesso è molto più raro trovarli. Il lavoro in palestra ha fatto la differenza, ma anche l’inserimento di test, videoanalisi e studio in laboratorio dei singoli gesti e movimenti ha modificato totalmente il modo di fare preparazione. Molte di queste tecniche sono state prese dalla atletica, che è la disciplina sicuramente più sviluppata in questo campo e dalla quale tutti gli altri sport hanno maggiormente attinto, soprattutto per una più ampia e raffinata attività teorica”

È nota l’importanza dell’atletica  anche per i più piccoli e per gli atleti alle prime armi, credi che sia necessaria una linea guida da parte della Fit o ritieni che sia più utile lasciare libero il preparatore di gestire come meglio crede l’attività? E quali sono gli step per un ragazzo, a quanti anni si dovrebbe iniziare?  

“Secondo il mio parere è necessaria per grandi linee un’ indicazione da parte della Fit da far seguire nelle scuole tennis. Sulla base di queste i preparatori, poi, dovrebbero basare la loro attività. Per quanto riguarda i vari step, io ritengo che inizialmente i bambini che si avvicinano al tennis debbano svolgere una attività atletica basata sull’educazione psico-motoria, soprattutto perché è necessario che imparino le basi come il lanciare, il correre o il saltare, tutte attività che un tempo si svolgevano nei vecchi giochi di strada e che adesso, in particolare nelle metropoli, è impossibile fare. Dopo aver dato una buona base psico-motoria allora si può iniziare a fare una diversa attività”

Puoi dare qualche consiglio per i nostri lettori, magari un suggerimento su qualche semplice esercizio da poter fare per migliorare la condizione in campo o prevenire eventuali infortuni? Molti di noi ad esempio vanno in palestra e fanno un po’ di tutto credi che sia deleterio per  il tennis?

“Il consiglio migliore che posso dare agli appassionati è di considerare maggiormente la fase aerobica, andare ad esempio a correre è la cosa migliore da fare, a volte si va ad analizzare troppo la teoria e poco la pratica e l’attività sul campo e si crede che il tennis sia un gioco rapido e poco dispendioso e a rimetterci è proprio l’attenzione alla fase aerobica. Secondo me questo è errato, soprattutto perché avere una buona base di corsa ci permette di avere maggiore attenzione in campo e non superare mai quel limite fisico, evitando così di perdere lucidità durante l’allenamento o la partita. In ogni caso gli esercizi che consiglio sempre di fare sono gli addominali e lo stretching che prevengono da eventuali infortuni. Inoltre per chi va in palestra, visto che il tennis è comunque uno sport dove si utilizza un attrezzo abbastanza pesante, suggerisco un blando potenziamento degli arti superiori”

Chi è  il giocatore che ti ha colpito di più ultimamente da un punto di vista atletico nel circuito internazionale? Pensi che in Italia siamo indietro rispetto alle altre nazioni su questo punto?

“Devo dire che sono rimasto molto sorpreso dal miglioramento di Murray soprattutto negli spostamenti e nel lavoro di gambe, il migliore però a mio parere resta Djokovic! Se dovessi fare una classifica per l’atletica, metterei al primo posto proprio Djokovic poi Murray ed infine Nadal, per quanto riguarda gli italiani invece ci sono Seppi e Volandri, quest’ultimo dotato di capacità motorie davvero notevoli. In Italia siamo un po’ più indietro perché non c’è una vera scuola di preparazione atletica,  ci si affida troppo alla teoria e poco alla pratica”

Quale tipo di lavoro svolgi tipicamente con gli atleti che segui?

“Tipicamente svolgo tre tipi di lavoro, uno indirizzato al miglioramento della capacità condizionale mirato ad accrescere la forza, la velocità etc, un secondo lavoro atletico in campo, come con il cesto ed un terzo di raccordo al di fuori del campo che cerca di unire i primi due, che svolgo ad esempio con elastici volti ad aumentare la potenza”

Da quest’anno segui anche una giovane promessa azzurra, che è Gianmarco Moroni, cosa ci puoi dire di lui? Che margini di miglioramento ha?

“Moroni, nonostante giochi già molto bene, ha degli ampi margini di miglioramento sia fisici che tecnici, con lui ho cercato principalmente di lavorare sulla motivazione e fargli capire quanto è importante il lavoro atletico e che questo fa parte dell’allenamento globale, e devo dire che lui è stato molto bravo a recepire questo e a darsi da fare ancora di più”

Dopo aver capito qualcosa in più sulla preparazione atletica, credo che la vera sfida per la Federazione sia quella di avere più attenzione nella crescita fisica degli atleti. Troppe volte in circoli di provincia, ho notato la preparazione relegata  a pochi minuti al termine di un allenamento o comunque  totalmente priva di costanza e attenzione ai particolari. A mio modesto parere è proprio una maggiore accortezza nei riguardi di tale scienza, determinante per la completezza dell’atleta, a nascondere la soluzione a uno degli enigmi che più ci affligge: come si crescono talenti con continuità come accade nelle altre nazioni?

 

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