(Martin Klizan, testa di serie numer 27 a Melbourne)
di Marco Mazzoni
Sbadigli Australiani. Non per il micidiale fuso orario, che costringe noi amanti/forzati/addetti ai lavori tennistici a levatacce epiche o nottate insonni. Gli sbadigli vengono dalla noia che subiamo ormai regolarmente per colpa di primi turni mediamente troppo scontati negli Slam. Ovvio che con 32 match (maschili, sto parlando, nei turni rosa la situazione è spesso drammatica…) al giorno, qualche buon tema lo si trova sempre, tra gli italiani in campo, qualche giovane che entra in tabellone o incroci pericolosi tra seconde linee. Sarebbe tremendo il contrario… Ma quel che vorrei far rilevare è come da qualche anno, esattamente da quando sono state inserite le 32 teste di serie, il primo turno dei tornei del Grande Slam sono davvero poca cosa, spesso deludenti.
Restando all’attualità strettissima dell’Aussieopen appena iniziato, l’offerta è stata tutt’altro che allettante, basta scrutare il tabellone dall’alto verso il basso per accorgersene (non inserisco i match degli italiani). Trocki vs Stepanek prometteva almeno una “garra” all’ultima palla, e così è stato (7-5 al quinto per il ceco fresco Davis-hero); Goffin vs Verdasco, due bracci d’oro su gestualità e personalità praticamente opposte, e anche qua momenti di interesse non sono mancati; si scende poi rapidamente fino alla parte bassa, dove Monfils e Dolgopolov era uno dei match più attesi, e anche questo tutto sommato non ha tradito, con lotta, scambi bizzarri e amenità tennistiche varie per i palati fini, visto l’enorme contrasto di stile tra il braccio vellutato e imprevedibile dell’ucraino e le rincorse assassine del parigino. Tsonga vs Llodra poteva accendere lo spettacolo, ma il mancino è stata poco più di una comparsa al cospetto del potente connazionale, tanto che l’ultimo match di un certo peso e che rispettato le attese ce l’hanno regalato due tra i giocatori più vecchi in tabellone, Haas e Nieminen, che quasi potrebbero essere genitori di qualche under18 in gara la prossima settimana, e che hanno prodotto una battaglia divertente, ricca di episodi. Includo anche Benneteau vs Dimitrov, per la curiosità di vedere se il talento bulgaro dopo buoni piazzamenti nei 250 fosse pronto per un grande palcoscenico. Assolutamente no, la consistenza e intelligenza tennistica di una “Treccani” con racchetta come Benneteau l’ha severamente bocciato.
Il conto è rapido: 5, massimo 6 match interessanti su 64, ripeto italiani esclusi. Pochi, molto pochi. Magari altri commentatori o appassionati avranno trovato altri motivi di interesse. E andando a scavare anche lo scrivente può trovarne di altri, ma siamo su elementi sottili, finezze, particolarità per pochi eletti (o maniaci) del gioco della racchetta.
Fino a qualche tempo fa la situazione era ben diversa. Con sole 16 teste di serie era possibile che i vari Djokovic, Murray e Federer trovassero all’esordio gente per nulla malleabile e disposta a fare da comparsa, come poteva essere trovarsi all’esordio un Kohlschreiber, un Dolgopolov (immaginatevi un Federer vs Dolgopolov al primo turno, adrenalina pura!), un Verdasco e via dicendo. Match potenzialmente molto più interessanti e spettacolari, che ci vengono di fatto negati per la volontà di proteggere i top players nei primissimi turni, spesso i più difficili visto che entrare nel torneo, con condizioni diverse, non è mai facile.
Tutto sta nel come si vede la faccia della medaglia. Meglio proteggere i grandi giocatori, per cercare di “portarli” più avanti possibile a sfidarsi tra di loro (e questo sistema è stato creato apposta per questo), oppure meglio rimescolare le carte in tavola, mettendo qualche big più a rischio, ma potenzialmente aprendo il tabellone a qualche sorpresa o giovane emergente?
Le risposte possono essere le più varie, e tutte con argomentazioni assai plausibili per essere sostenute. Personalmente sono sempre per la varietà, per la sorpresa, per il match che non ti aspetti e possibilmente per vedere nuove racchette che esplodono, creano novità e aspettative. Un esempio recente per tutti: quanto vi ha esaltato la cavalcata di Janowicz a Bercy? A me tanto, che piaccia il giocatore o meno, perché c’era curiosità e interesse nello scoprire un personaggio nuovo e diverso. La sorpresa attira, sempre. Vedere i soliti match di ottavi di finale tra i soliti noti non è sempre garanzia di spettacolo, anzi, spesso sa terribilmente di minestra riscaldata, o peggio scotta…
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