Tamira, la predestinata (?)

di Giacomo Bertolini

“LA LISTA D’ATTESA” CAPITOLO SETTIMO: TAMIRA PASZEK

Non poteva non entrare di diritto nel Purgatorio virtuale della “Lista d’attesa” di Spazio Tennis la piccola-grande Austria di Tamira Paszek, paladina di un movimento risvegliato da un lungo letargo grazie alla buona conclusione di carriera della veterana Bammer, ma fondamentalmente ancora alle prese con la mancanza di una figura di spicco in grado di assaltare l’ambita Top ten.

Tamira Paszek, ovvero la precocità nel tennis, ovvero la discontinuità nel tennis, ovvero la consapevolezza di un talento cristallino ancora troppo imballato e non completamente libero di sfondare a pieno.

Da diversi anni si parla di lei come della vera variabile impazzita del circuito, si fa il tifo per una ragazzina da record capace di bruciare anzitempo le tappe, salvo poi passare lunghissimi periodi di stallo tra guai fisici e morale a terra.
Piace Tamira, piace il suo modo guerriero e allo stesso tempo scanzonato di stare in campo, ma soprattutto piace il suo sile di gioco votato all’attacco, una propensione vincente già ben definita nelle sue pregevoli incursioni a livello Junior.

L’Austria, che certamente non può scaricare il peso di dover per forza stupire sulle spalle delle modeste Mayr e Meusburger, si affida a quella che ha tutta l’aria di essere la tennista predestinata, quell’asso di madre cilena e padre tanzaniano con una voglia matta di arrivare, in alto e subito.

E il 2006 è già l’anno dei primi colpi di scena, delle sorprese che non t’aspetti, l’anno di una ragazzina di neanche 16 anni che, partendo dalle qualificazioni, scuote l’incredulo torneo sloveno di Portoroz, arrivando, a spese della nostra Camerin (che rimpianto!), al primo successo Wta in carriera. Un traguardo chiave, un’impresa da poche, per poche.
Neanche a dirlo dall’exploit di Portoroz l’ascesa vertiginosa della baby Paszek sembra inattaccabile e, soprattutto, inarrestabile: il 2007 le regala il terzo turno a Melbourne, la convocazione in Fed Cup, le prime partite vinte sul rosso di Roma e Parigi e gli ottavi di finale in due cornici tanto blasonate come Wimbledon e New York.
Il 2007, in buona sostanza, le scarica addosso tutto, dalla notorietà alla clamorosa entrata nelle prime 40, senza contare la consapevolezza di essere, a 17 anni, uno delle certezze indiscutibili del circuito, quel giovane jolly di cui ogni nazione vorrebbe essere in possesso, quella tenace e imprevedibile outsider che ogni tennista vorrebbe evitare di incontrare.

Tutto, forse troppo per una campionessa in erba trovatasi di botto a ridosso della Top 30 e già costretta a fare i conti con conferme e aspettative finora lontane dai suoi immaginari.
E la prova del nove a cui la pupilla di Dornbirn è chiamata non poteva che rivelare i primi segni di assestamento, quel perdonabile calo fisiologico di chi, comunque, è ben conscio di aver corso tanto e raggiunto livelli invidiabili e invidiati.

Il 2008 infatti, nonostante il buon avvio a Auckland, non vedrà quasi mai l’austriaca in pole negli Slam e negli altri appuntamenti di punta, anche se sarebbe grave trascurare i ruggiti di fine stagione a Montreal e soprattutto a Bali, dove la Paszek vedrà sfumare solo in finale il sogno di acciuffare il secondo trofeo da mettere in bacheca.
La nuova leva del tennis austriaco sa di non poter perdere colpi ma proprio nel momento in cui può riprendere la sua scalata il fisico smette di sorreggerla, tradendola inaspettatamente. L’atteggiamento e il suo gioco spettacolare in campo non perdono d’intensità, la sua schiena invece si rivela un ostacolo troppo grande per il proseguo dello stagione 2009, annata che, inevitabilmente condizionata da qesto stop, vede sprofondare Tamira in 190esima posizione.

La stellina traino di un intero stato adesso si vede costretta a ricominciare praticamente da zero, a risollavarsi dal pantano del ranking, a riassaporare nuovi risultati da record per tornare a sentirsi forte, temibile, predestinata.
Il circuito Itf prova a ridare linfa e nuovo vigore alla parabola della Paszek che, dopo i primi, prevedibili, tentennamenti, ritrova il giusto equilibrio fisico-tattico nel Wta di Quebec City che la vde tornare a gioire a quattro anni dall’indimenticato miracolo di Portoroz.

La portabandiera del tennis austriaco sembra essere tornata e anche se l’avvio di 2011 la vede ancora alle prese con alcuni fastidi fisici, la rincorsa sfrenata della Paszek trova le risorse sperate nella breve parentesi erbivora, da sempre terreno fertile per gli schemi dell’austriaca. Nottingham e Birmingham fanno da anteprima al capolavoro di Tamira che, con un insperato colpo di reni, sfodera una superba prestazione con i quarti di finale a Wimbledon, a cui aggiungerà successivamente anche i preziosi punti conquistati sul duro di Washington, Carlsbad e Quebec City.

La macchina da record Paszek, insomma, sembra essersi ristabilita su binari incoraggianti; la Top 40 è ampiamente nelle sue mani, il fisico regge e con lo spettro degli infortuni ormai lontano la nuova fase della sua carriera sembra proseguire sotto i migliori auspici.
La stagione ormai conclusa infatti, dopo il solito avvio in sordina, ha messo in luce tutte le straordinari doti della talentuosa Paszek che, come di consueto, non ha mancato la grande abbuffata a cavallo dello Slam a lei più congeniale.

Dopo una maratona da standing ovation conclusa tra lacrime di gioia e di delusione Tamira scipperà infatti alla strafavorita Kerber il titolo di Eastbourne per poi tornare a dettare legge sui campi in erba di Wimbledon, che ancora una volta la proiettano tra le grandi con la conferma dei quarti di finale raggiunti nella precedente edizione.

In conclusione con un best ranking alla piazza 27 e un body language che, nel corso degli anni è diventato uno dei suoi innumerevoli punti di forza (si vede a tal proposito gli esempi di due top ten come Errani e Bartoli), Tamira sembra finalmente pronta a traghettare l’intero movimento del tennis austriaco in gonnella verso i lidi attesi da ormai cinque anni, facendosi portavoce di una rinascita ben evidenziata anche dai progressi di Barbara Haas e dall’accoppiata Thiem-Melzer tra gli uomini.

L’Austria è pronta a decollare con il suo ambizioso progetto e Tamira, salita appena in tempo sull’ultimo treno a disposizione, è pronta per la sfida più delicata e accattivante, l’affondo definito e duraturo verso vette di rilievo, le sue.
Affare di pochi, per pochi… affare, forse, solo per predestinati.

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