Matteo Fago e il College Tennis


(Matteo Fago – Foto Nizegorodcew)

di Alessandro Nizegorodcew e Giacomo Bertolini

Interessante intervista realizzata a Matteo Fago, tennista classe 1987 e attuale numero 882 Atp, in cui il portabandiera del TC Parioli ha raccontato la sua atipica parabola tennistica, sempre divisa tra la passione per il tennis e voglia di realizzarsi anche nello studio, come testimonia la sua coraggiosa scelta di trasferirsi negli Stati Uniti al college del Tennessee.

Partendo dagli inizi, cosa e chi ti ha avvicinato al tennis?
“Mi sono avvicinato al tennis grazie a mio padre che, essendo un grandissimo appassionato, mi ha messo sin da piccolino la racchetta in mano, facendomi esercitare anche in casa per la gioia di mia madre.Successivamente sono stato fortunato perché ho potuto, grazie all’amicizia con il proprietario del circolo tennis di Ceprano, allenarmi e giocare moltissimo senza pagare e una volta preso coscienza delle mie buone possibilità abbiamo pensato di intensificare gli allenamenti a Roma sotto la guida di Federico Lucchetti del Tennis Club Lanciani. Tuttavia, dopo questa scelta, ho dovuto notevolmente diminuire il tempo dedicato agli allenamenti a causa dei molti impegni legati allo studio che mi hanno tenuto un po’ lontano dal tennis fino ai 17 anni quando, dopo un’estate ricca di ottimi risultati, sono tornato ad avvicinarmi con convinzione al tennis decidendo di trasferirmi definitivamente a Roma.”

E’ arrivato quindi il momento del trasferimento in Usa, quando e come è maturata questa scelta?
“Ho deciso di trasferirmi negli Stati Uniti pochi mesi dopo aver terminato il liceo scientifico grazie a una inaspettata chiamata di un allenatore americano che, arrivato a contattarmi grazie a Internet e ai consigli di un amico, mi ha proposto di trasferirmi in America a studiare. Dopo averci pensato molto ho deciso di accettare dal momento che non avevo niente da perdere, visto che sarei comunque potuto tornare, terminati quei 4-5 anni, a dedicarmi pienamente al mondo del tennis.”


(Matteo Fago in doppio ai tempi del College)

Qual è stato il primo impatto con il college del Tennessee?
“Una volta superati due impegnativi test d’ammissione in lingua, per i quali ho sacrificato 4 mesi di tennis per lo studio, sono entrato nel College del Tennessee e, nonostante la mia poca esperienza in questo campo, sono rimasto subito colpito dalle sue strutture ottimali e dagli impianti sportivi all’avanguardia, gestiti da persone competenti e appassionate.”

Com’è la vita nel Campus a prescindere dallo sport?
“Diciamo che dipende molto da come vuoi interpretare la tua vita all’interno del College, essendoci comunque molte feste e possibilità di divertimento. Per quanto mi riguarda posso dire di aver provato un po’ di tutto senza esagerare e tralasciare lo studio, arrivando così a laurearmi in economia dopo tre anni e mezzo in Usa.”

A proposito della tua laurea, viene riconosciuta in Italia?
“Essendomi ributtato nel tennis, una volta tornato dagli Stati Uniti, non so rispondere.
Ad ogni modo, una volta terminata la mia carriera tennistica, conto di far fruttare la mia laurea all’interno di un contesto lavorativo.”

Come ti ha aiutato, tecnicamente e mentalmente, il tuo trasferimento in Usa?
“Tecnicamente mi ha aiutato a completarmi moltissimo visto che ho adottato lo stile di gioco tipico dei campi veloci, comandando lo scambio e impostando molto i miei schemi sui primi colpi, il servizio e la risposta. Dal punto di vista mentale e caratteriale invece mi sento di essere maturato tantissimo e questo è ovviamente legato al fatto di aver lasciato la mia famiglia ed essere venuto a contatto con lingue, mentalità e tradizioni nuove, che mi hanno permesso di crescere anche in campo interpretando meglio i match.”

Quanta importanza viene data all’aspetto della preparazione fisica?
“Sotto questo aspetto lavoravamo molto fisicamente anche se l’attività non era prettamente finalizzata al tennis. Inoltre, nonostante fossimo una squadra composta da dieci giocatori con doti e fisici diversi, non lavoravamo singolarmente sui nostri mezzi, ma svolgevamo un lavoro collettivo facendo tutti gli stessi esercizi.”

In conclusione quali sono le attività offerte fuori dal Campionato Universitario?
“L’università offriva circa tre mesi di pausa all’anno per disputare tornei a livello professionistico, anche se io ho sempre preferito sfruttare questo tempo per proseguire con gli studi e laurearmi, come ho fatto, anticipatamente. Questo per me è stato motivo di grande soddisfazione visto che per me era molto importante riuscire a terminare in tempo il cammino che avevo intrapreso.”

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