di Alessandro Nizegorodcew
Jerzy Janowicz sembra essere un nuovo protagonista del tennis di vertice. Altissimo, servizio devastante (e vario), diritto che va più forte della battuta dei comuni mortali, buon rovescio e soprattutto una mano sensibilissima nella smorzata e nei pressi della rete. Un mix perfetto del tennista moderno, un bombardiere che sa essere delicato. Stamattina Jerzy (si legge “Iègi”) si è svegliato al numero 26 del mondo e probabilmente avrà provato un leggero senso di vertigini, lui che era partito a gennaio dalla piazza 221.
Il 2011. Le scalate al ranking, in questo sport, partono sempre e comunque dai tornei futures. Jerzy comincia il 2012 in Gran Bretagna, precisamente nei tornei di Sheffield e Birkenhead (nella foto a destra), un sobborgo nei pressi di Liverpool. Nella prima settimana si ferma ai quarti di finale contro David Rice, mentre nella seconda, nonostante il match al terzo tiratissimo vinto contro il finlandese Paukku, raggiunge la finale, sconfitto da Mertens. I soldi non sono tanti e Jerzy non può comprare i biglietti aerei per Melbourne. L’unica possibilità sono un paio di futures, per prendere il ritmo partita, e poi challenger sul veloce in Europa. Il primo è a Wolfsburg ed è subito finale. A maggio vince al Garden annichilendo tutti gli avversari e impressionando gli appassionati italiani. A Wimbledon la svolta: Jerzy supera le qualificazioni e sfiora gli ottavi di finale (dopo aver battuto Bolelli e Gulbis e perso 9-7 al quinto da Florian Mayer). Iniezione di fiducia, di ranking e di soldi! Janowicz, nato a Lodz il 13 novembre 1990, conquista due challenger di seguito sulla terra (Scheveningen e Poznan); qualche altro discreto (ma niente di più) risultato, sino ai quarti nel torneo Atp di Mosca e la straordinaria settimana a Parigi-Bercy, di cui è superfluo parlare.
Junior e dintorni. La prima volta che mi sono realmente interessato a Jerzy Janowicz è stato nel settembre del 2007, quando i nostri due classe ’89 Fabbiano e Trevisan si inerpicano sino alle semifinale degli Us Open Junior. Tommy si trova di fronte proprio il gigante polacco. Mi dicono sia una grande servitore e allora penso: Fabbiano risponde benissimo, sul cemento si trova benissimo, potrebbe anche spuntarla. Il match è equilibratissimo e Tommy lo perde solamente 62 67 76. Jerzy in finale perderà dal pari età Berankis. Jerzy, che da junior ha raggiunto la finale anche a Parigi, lo ricordo benissimo da pro, nel 2010, al torneo challenger di Trani (la foto a sinistra è proprio dell’agosto 2010). Tra tutti i presenti mi è sembrato da subito il più professionista. Sempre in silenzio, concentrato, carico. Lo ammiro contro Andrea Arnaboldi, totalmente inerme di fronte al potere polacco di Janowicz. Jerzy impressiona per la potenza, questo è sicuro, ma anche per una mano delicata e ancor di più per la capacità di spostarsi rapidamente nonostante gli oltre 200 centimetri di altezza.
Il Futuro. Ad inizio anno, quando Jerzy veleggiava intorno al numero 200 Atp, avevo pronosticato per lui un 2013 che sarebbe iniziato dentro i top-40. Mi sbagliavo, perché Janowicz (si legge “Iànovic) ha fatto ancor meglio e chiuderà nei top-30. Il suo non è solo power tennis: Serve forte come Karlovic e Isner ma sa variare ancora di più le traiettorie e i tagli, come ci ha confermato Matte Fago in diretta radio: “Il mio amico Ryhne Williams, che ha giocato spesso con Isner, mi diceva che il servizio di Janowicz è ancor più difficile da rispondere rispetto a quello di John”; il diritto è impressionante ed è alla pari di Milos Raonic; Si muove meglio però dei giganti sopra citati e ha decisamente una mano più delicata. Tra appassionati e addetti ai lavori c’è chi lo vede come certo futuro top-5 e chi invece vede nello scarno torneo di Bercy la prova di un exploit isolato, parlando di lacune tecniche. La verità, come sempre, sta probabilmente nel mezzo. Oggi come oggi il posto dei primi 4 è difficilmente avvicinabile e, se dovesse star bene per un anno intero Del Potro, anche il numero 5 sembra proibitivo. Ma nei top-10 ci arriverà, magari non in 2 mesi, ma ci arriverà. Se non ci riesce, con il tennis che ha, sarà un fallimento.
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