Numeri uno che vanno via.
In una giornata che non ha vissuto grandi sussulti a parte l’inaspettata eliminazione di Tsonga da parte di un Klizan che appare sempre più maturo e pronto al salto di qualità, il pubblico newyorchese si ritrova a salutare due grandi campioni giunti al capolinea della loro carriera. Succede spesso, nell’ultimo Slam della stagione, scelto da molti giocatori per annunciare l’addio.
di Sergio Pastena
Quello di Kim Clijsters era ben noto, e la sconfitta di ieri della belga contro l’inglese Robson è stata solo l’occasione per tributarle l’applauso finale. Ventinove anni, numero uno al mondo già nel 2003, vincitrice degli Us Open nel 2005, Kim si era ritirata una prima volta già nel 2007, epoca del duopolio belga con la Henin. E come Justine è tornata, ma mentre la connazionale ha ottenuto una finale in Australia, lei a Melbourne ci ha vinto ed ha portato a casa altri due Us Open. E’ stata la Clijsters, assieme alle Williams, a mettere ripetutamente a nudo il livello non esaltante dell’attuale tennis femminile.
L’altro addio è arrivato ieri, a sorpresa: si tratta di Andy Roddick. A-Rod l’ha annunciato a sorpresa in una conferenza stampa, spiegando di aver preso la decisione di recente e di non voler continuare per l’impossibilità di rimanere al vertice. Trent’anni, una vittoria agli Us Open, tre finali a Wimbledon fermato sempre da King Roger, di Roddick tutto si può dire tranne che non abbia diviso gli appassionati. Personalità debordante, servizio e diritti esplosivi, da sempre osteggiato dagli amanti del tennis ricamato e tifato dai fautori del power tennis.
Per alcuni ha vinto troppo, approfittando dell’interregno Sampras-Federer. Per altri ha vinto troppo poco, frenato dall’esplosione di King Roger. Chi scrive, pur non essendo un grande estimatore del tennis servizio-diritto, non può fare a meno di notare che, mentre i vari Safin, Hewitt, Ferrero nel corso degli anni, per vari motivi, non sono riusciti a mantenersi a livelli altissimi, Roddick è stato l’unico impiantato stabilmente nei Top Ten per tutto il primo decennio del nuovo millennio. Gliene va dato atto e gli va reso l’onore delle armi: meglio un ritiro del genere che il triste crepuscolo che si cominciava già ad intravedere. Oggi, contro Tomic, quello che potrebbe essere l’ultimo atto.
Parliamo un attimo degli italiani: l’Italtennis maschile, dopo la deludente eliminazione contro Robredo da parte di Seppi e la netta sconfitta di Cipolla con Jack Sock (1 palla break su 13 convertita contro le 6 su 6 dell’avversario), resta appeso alla racchetta di Fabio Fognini, che però ha uno spot decisamente buono che vede prima Garcia-Lopez e poi il vincente di Tomic-Roddick. Diverso il discorso tra le ragazze, con due delle nostre rappresentanti al terzo turno: Roberta Vinci ha superato la Shvedova al termine di un match durissimo nel corso del quale l’avversaria è arrivata al match point. Il 3-6 7-5 7-5 finale, però, sorride a Robertina che così riesce, come aveva detto di voler fare alla vigilia, a vendicare la Errani. E siccome le nostre ragazze si danno sempre una mano, anche Sarita compie una vendetta, lasciando solo un game alla Dushevina, giustiziera della Burnett.
Prossimi turni: per la Vinci un match durissimo contro la Cibulkova, per la Errani uno decisamente più abbordabile contro la russa Puchkova per poi eventualmente vedersela contro la Kerber, che ha sudato sette camicie ma poi è riuscita ad avere la meglio su Venus Williams.
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