di Fabio Colangelo
I futures dovrebbero essere, come suggerisce il nome, i tornei dove poter ammirare i campioni del futuro. Ci sono passati tutti, nessuno escluso. Qualche super-fenomeno si e’ semplicemente affacciato a questo genere di tornei, ma e’ un passaggio obbligato e direi anche formativo per tutti. Ultimamente purtroppo, a parte qualche eccezione (Golding, Napolitano), non mi ero imbattuto in giovani particolarmente interessanti. A Sanremo invece ho avuto la fortuna di vedere numerosi ragazzi che hanno tutti i presupposti tecnici e fisici per fare strada nel circuito maggiore. Bisognerà solo vedere se la loro forza mentale (che nel tennis moderno conta più di ogni altra cosa) sarà all’altezza delle loro qualità sul campo. Chi mi incuriosiva di più era ovviamente Gianluigi Quinzi che non avevo mai avuto modo di vedere dal vivo. Mi interessava molto anche Matteo Donati, che avevo visto solo in allenamento e per pochi minuti, ma mi aveva sempre fatto un’ottima impressione.
Prima di parlare dei due azzurrini pero’ ci terrei a segnalare due ragazzi che a mio avviso hanno tutti i presupposti per poter avere un’ottima carriera (che non significa necessariamente top 10). L’australiano Alex Bolt mi ha veramente impressionato. Non e’ più uno junior (classe 93), e la sua classifica lo obbliga ancora a giocare le qualificazioni, ma la sua velocità di braccio e facilita’ di gioco sono merce rara. Mancino, fisico perfetto per un giocatore di tennis (alto, reattivo ed esplosivo), riusciva ad imprimere una velocità e delle traiettorie alla palla stupefacenti, soprattutto per le condizioni dei primi giorni del torneo dove le continue piogge rendevano i campi e le palle molto pesanti. Sicuramente più a suo agio su superfici rapide, ha letteralmente buttato al vento il primo set dei quarti di finale contro il futuro vincitore Juska. Quello che preoccupa e’ proprio il crollo psicologico avuto in seguito al tie break perso del primo set. Dopo aver tremato su uno dei set point avuti a favore, ha mollato, lasciando strada al più esperto avversario. La testa deve essere il suo grande limite, vista la sua classifica, ma se dovesse crescere sotto questo aspetto, il ragazzo diventerà un cliente molto scomodo per tutti anche in tornei di categoria superiore. Ottimo braccio e facilità di gioco anche per il canadese Peliwo, a dimostrazione di come il progetto di tennis Canada sia di ottima qualità e continui a dare frutti dopo il duo Raonic-Pospisil. Numero 7 del ranking under 18, quest’anno, dopo la finale raggiunta agli Australian Open, si sta dedicando con successo ai tornei “dei grandi” visto che ha già ottenuto una semifinale nel circuito challenger. Meno appariscente dell’australiano, ha dimostrato di essere più maturo in campo nonostante sia più giovane, ed anche lui ha il “vantaggio” di avere un gioco più adatto ai campi rapidi. Le premesse per vedere un altro giovane canadese nei tabelloni degli Slam ci sono tutte.
Veniamo ora al meno mediatico dei due giovani azzurri. Matteo Donati ha confermato quanto di buono avevo visto nelle precedenti occasioni. Gioca bene, soprattutto il servizio ed il diritto sono due ottimi fondamentali anche se più adatti ai campi rapidi mi e’ sembrato. La palla e’ ancora leggera, si vede che deve crescere ancora sia sotto il profilo fisico che mentale, ma e’ un ragazzo sul quale si può lavorare per costruire un giocatore completo e “moderno”. In più il fatto che tutta la pressione sia su Quinzi può solo che aiutarlo nella crescita, lasciandolo tranquillo ma fornendogli uno stimolo che lo porti a lavorare per raggiungere e magari superare il più giovane ma illustre collega.
Parlare di Quinzi in modo obiettivo devo ammettere non e’ semplice. Le aspettative che ci sono su questo ragazzo sono tali da influenzare in qualche modo il giudizio di ognuno di noi. Sintomatiche sono le battute che si sentono da alcuni soci, “schifati” perché quello che avevano sentito dire il nuovo Panatta aveva perso al secondo turno di un 10000$. Il ragazzo gioca indubbiamente molto bene. Già da grande verrebbe da dire. E’ solido, sbaglia poco e molto spesso fa la scelta giusta in campo, qualità rara, soprattutto in uno junior. Il rovescio e’ il colpo naturale, ha un timing eccezionale e non perde mai campo. Lo gioca praticamente senza rotazioni, cosa che sulla terra lo ha sicuramente penalizzato. Dritto decisamente piu’ costruito, mentre il servizio e’ fluido e diventerà ancora piu’ incisivo. Si vede che e’ ancora in fase di sviluppo, ma l’altezza non gli impedisce di muoversi velocemente anche se non sarà mai la sua caratteristica principale. Nel complesso mi e’ piaciuto, se non sapessi che ha 16 anni, penserei di trovarmi di fronte un giocatore molto più maturo (a parte qualche monologo di troppo ma più che normale e giustificato per la sua età). Potrebbe sfruttare maggiormente il fatto di essere mancino, ma questi sono tasselli che sicuramente sviluppera’ nel corso degli anni. Ha davanti a se un’ottima carriera, ma mi permetto di dire (mio parere personalissimo) che e’ troppo presto per dire fin dove può arrivare e se sarà il campione che tutti aspettiamo.
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