Di Marta Polidori inviata a Vercelli
Finalmente il sole bacia noi belli del circolo, pubblico, giudici e giocatori.
Arrivo presto per scrivere l’articolo del giorno e mangiare una brioche, mi sistemo nella saletta che mi è stata accordata per scrivere ed inizio a lavorare attendendo che Crepaldi entri in campo contro Van Der Duim alle 12.00.
Finisco con mezz’ora d’anticipo e comincio a prendere posto sugli spalti, consapevole che se non lo faccio ora non lo farò mai più, visto che il mondo vercellese sta emigrando tutto sul court 1 a sostenere un suo beniamino.
Erik gioca tutto sommato una buona partita, ma il suo avversario non è all’acqua di rose. Ottimi fondamentali e prima di servizio, unica pecca forse un rovescio meno preciso del diritto, tanto che appena possibile tende a giocare di sventaglio dalle più improbabili posizioni del campo, alle volte finendo nei corridoi!
Io continuo a pensare: – Ma perché non gli gioca sul rovescio, se vede che col diritto fa i buchi per terra? – e muta mi faccio gli affari miei, attendendo che, come suo solito, mostri a noi comuni mortali da fuori le sue reali intenzioni.
La solidità dell’olandese atterrisce tutti tranne Erik, che continua per la sua strada con il suo gioco aggressivo, tentando di dominarlo.
Se la partita scorsa è stata giocata all’interno e questa si svolge fuori può essere indifferentemente un vantaggio o uno svantaggio.
Sono entrambi sulla stessa barca, la sentono poco e si vede che faticano a trovare il ritmo con le gambe e la sensibilità col braccio (o almeno così è parso a me), ma Erik come ieri gioca teso e presto Van Der Duim entra in partita.
Non comprendo, non è l’Erik Crepaldi di cui avevo sentito parlare, ma tendo a non affrettare il mio giudizio e aspetto spiegazioni, può darsi che si tratti di un lavoro da fare?
La partita si conclude con un 6-3 6-1 per Antal Van Der Duim.
Siccome il torneo per Erik, purtroppo, in singolare è giunto al termine gli faccio un’intervista e ne approfitto per chiedergli di quest’ultimo match.
Puoi dirmi come è andata questa partita Erik?
“Sono partito un attimino stanco, ieri ho giocato sia singolo che doppio e quindi più o meno cinque ore. Giocare in casa emoziona sempre un po’, tutti i momenti li vivi il doppio, ci sono la tensione della partita e la partecipazione del pubblico.
La partita di ieri mi è pesata tanto fisicamente, ed a livello emotivo averla vinta e l’esultanza di tutti mi hanno coinvolto molto, è stata una bella scarica di adrenalina! Quello un po’ l’ho subito, probabilmente ero talmente contento che mi sono anche, leggermente, rilassato e stamattina quando sono entrato in campo all’inizio ero mentalmente scarico. Mi sembrava di non poter dare come il giorno prima. Andando avanti mi sono trovato meglio, ma il mio avversario ha giocato bene. Ho cercato di cambiare qualcosina nel corso della partita, ma ho fatto fatica. Poche volte lui può giocare bene così come oggi.
La cosa difficile di giocare con persone di un certo livello è che ti fanno capire con che mentalità devi entrare in campo. Da fuori finchè non ci giochi non lo sai, ti fai solo delle idee. Mi è servita molto perché mi ha fatto capire sempre di più i miei margini tecnici e mentali, quello su cui devo lavorare e soprattutto su come mi devo sentire per raggiungere un certo obbiettivo, lui era molto solido, nei colpi e mentalmente.”
Quindi di questo match non avresti cambiato nulla? È stata la stanchezza a determinare questa conclusione o potevi fare meglio?
“Scarico ero solo all’inizio, la mia è stata una scelta tattica di provare ad andargli sopra, ma non ero convintissimo di farlo, è un lavoro che sto facendo. Avrei provato cose diverse, ma non avrebbero fruttato perché non è il mio gioco, magari gli avrei portato via qualche game in più, ma vincerci non ci avrei vinto sicuro. Per giocare diversamente dovrei essere un’altra persona. Devo migliorare il servizio, posso migliorare ancora di più le sensazioni, che nel tennis sono tutto, tante volte oggi ho giocato e pensavo, una frazione di secondo in più e perdi l’attimo. Mentre magari con un 600 non si nota, con un 300 se perdi il treno è la fine.”
Nils Langer si ritira in partita sul 0-3 contro Michael Linzer per un risentimento alla gamba.
Claudio Grassi gioca contro Daniel Smethurst, 410 inglese, e la partita si fa avvincente.
Grassi ipnotizza il pubblico con la sua particolarità di cambiare mano, mentre Smethurst alterna punti stupendi ad altri orribili, senza farsi mancare qualche parolaccia di troppo.
Daniel viene punto da un’ape e il match si ferma per qualche minuto. Sono tutti ad aiutarlo, e mi viene da ridere quando il giudice di sedia ci informa al microfono: – Daniel Smethurst sta ricevendo un trattamento medico. – la cosa ha del surreale; per me è simpatica, ma mi rendo conto che per lui non lo sia affatto e per etica soffoco le mie risa.
Ricomincia tutto regolarmente dopo il piccolo incidente di percorso.
La partita finisce per 7-5 6-1 per Claudio, che esulta caricandosi e contento di essere approdato in semifinale!
L’ultima di quarti è tra la testa di serie numero uno Kevin Krawietz, tedesco numero 298, e Carlos Gomez-Herrera, alla quale ho assistito poco perché mi ha preso di più Grassi-Smethurst. Termina lottando Gomez-Herrera con un 6-2 3-6 7-6(8).
Dà pioggia per le otto, ma arriva per le sette e i doppi sono momentaneamente sospesi. Riprendono dopo poco all’interno, al mio arrivederci la coppia Alex Bolt/Andrew Whittington, 1478 in ranking, ha vinto contro Hans Podlipnik-Castillo/Marc Rath per 6-3 6-7(6) [10-7], e Claudio Grassi/Erik Crepaldi, 633 nel ranking mondiale teste di serie numero 1, hanno avuto la meglio al primo set per 6-4 su Ante Pavic/Matteo Volante, numero 996 e teste di serie numero 3, terminando poi per 5-7 [11-9].
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