(Roberto Marcora – Foto Nizegorodcew)
di Alessandro Nizegorodcew
Si parla sempre molto bene del tennis di Roberto Marcora. Il tennista lombardo, classe 1989, ha iniziato molto tardi a fare sul serio con e, dopo un paio di exploit risalenti a più di due anni fa, ha scalato forse un po’ lentamente la classifica Atp. Ma c’era da aspettarselo. La mancanza di esperienza, a questi livelli, conta ancor più delle tecnica o della tattica. Roberto però non ha mollato mai, ha viaggiato tanto, ha giocato qualificazioni, main draw, partite contro pronostico, sino a conquistare l’attuale posizione in classifica di numero 729. La settimana scorsa Marcora ha raggiunto la prima finale della carriera a livello Itf, sconfitto dal ventenne francese Jules Marie sul cemento all’aperto di Fujairah (Emirati Arabi Uniti). Con i punti della finale Marcora dovrebbe arrivare intorno al numero 630 Atp, suo best ranking.
“E’ stata una settimana cominciata così così” – racconta Roberto a Spazio Tennis – “Sono arrivato sabato notte e la domenica mattina mi sono buttato subito in campo per cercare di trovare al più presto le giuste sensazioni (era da ottobre che non giocavo all’aperto). Ti confesso che l’allenamento di domenica mattina, durato una cinquantina di minuti, e’ stato un disastro: steccavo, mi muovevo male, tutto mi sembrava strano, la forte luce, il vento, il rumore delle palle; insomma diciamo le classiche sensazioni delle prime volte all’aperto eheh! Giocando il martedì, fortunatamente ho avuto modo di abituarmi un pochino grazie al doppio, giocato di lunedì. Inoltre devo ammettere di aver avuto un sorteggio “morbido” per quanto riguarda i primi due turni..difatti giocai male, ma sono riuscito comunque, malgrado qualche difficoltà, a portare a casa il primo e il secondo turno. I quarti di finale contro Schmid sono stati molto duri, e il punteggio (63 57 61) lo conferma anche se magari non del tutto. Ho giocato la maggior parte della partita in difesa, cercando di contenere i “missili” del ceco e aspettando che dopo un po’ andasse fuori giri…e così fortunatamente e’ stato. Raggiunta la semi, è stato come liberarsi di un macigno, ed è stato allora che ho cominciato a giocare davvero bene. Contro Marsalek ho disputato sicuramente la miglior partita del torneo, vincendo 75 62. Per quanto riguarda la finale, la mia prima finale, sono entrato in campo stranamente calmo, andando subito sopra 20 e palla del 30 per poi subire una grave infilata di 6 game consecutivi. Nel secondo mi sono ripreso vincendolo col punteggio di 62. Terzo set molto equilibrato e lottato: la prima occasione di brekkare nel terzo l’ho avuta io sul 3 pari, e purtroppo per me è rimasta solo un’occasione; infatti il game dopo ho subito il break e il set è finito 63. Sono molto soddisfatto per il torneo, anche se mi rimane un po’ l’amaro in bocca pensando alla finale persa, senz’altro alla mia portata.”
“Credo di essere maturato sotto l’aspetto della solidità mentale” – prosegue Roberto – “Mi sento meno “fragile” di fronte all’imprevedibilità del match, e tutte le partite di questo torneo lo dimostrano, dal primo turno (dove mi sono trovato sul 61 04 rimontando e vincendo il secondo 75) alla finale (sotto 62 il primo, sono comunque riuscito a reagire e ad andarmi a prendere un’occasione d’oro per vincere l’incontro). Tutto ciò mi riempie di fiducia e mi aiuta sicuramente ad acquisire maggior consapevolezza di me stesso, il che per un tennista è tutto, o quasi.”
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