(Emanuele Molina)
di Gianfilippo Maiga (inviato a Taverne)
Un torneo a misura dei giocatori
Si stanno disputando le qualificazioni del Future di Taverne, ai confini nord di Lugano.
Il torneo ticinese fa parte del trittico di tornei Future svizzeri.
La Svizzera, nonostante sia così ben rappresentata nelle classifiche ATP, è piuttosto parca in materia di tornei professionistici e ha da poco perso il Challenger di Lugano: il 10,000 luganese è quindi una delle poche occasioni per gli appassionati di tennis – svizzeri e ticinesi – di assistere a spettacoli di livello tennistico non amatoriale.
Taverne è un po’ in tutti i sensi uno “special event”.
Strategicamente piazzato a fine marzo, quando i tornei al coperto stanno per cedere il campo a quelli all’aperto e subito prima dell’inizio dei Campionati a squadre in Italia, (chi vi gioca non potrà disputare le qualificazioni dei Future o dei Challenger) costituisce per molti tennisti una delle ultime occasioni per giocare indoor, quindi senza rischio meteorologico in una località tutto sommato facilmente raggiungibile un po’ da tutti gli europei e per qualcuno di giocare su una superficie sintetica.
Per questa ragione è un torneo molto ben frequentato e con un livello medio, sia per le quali sia soprattutto per il tabellone principale, di tutto rispetto. Sempre per questa ragione può ben essere considerato alla lettera un torneo internazionale: tra quali e main draw sono rappresentate ben 18 nazioni (!) di cui tre (Australia, Sud Africa e Canada) extraeuropee.
Molto di questo è anche dovuto agli appassionati organizzatori, Riccardo e Isabella Margaroli.
Riccardo e Isabella hanno da sempre masticato tennis, ma non quello da circolo, bensì quello degli agonisti, vorrei dire “professionisti”. La loro esperienza nasce da lontano: Isabella, che prima di chiamarsi Margaroli e di fare la madre si chiamava Sogno, era una delle più forti giocatrici italiane; il loro figlio Luca tenta oggi la strada del professionismo, dopo la necessaria trafila da junior.
Conoscono quindi le necessità dei giocatori e a queste hanno pensato prima di tutto nell’organizzare il torneo. Forgiati dalla “gavetta” dei tornei junior, (tra l’altro a Taverne si disputa anche un torneo internazionale under 16), si sono dati come primo obiettivo quello di far mangiar bene gli atleti, ben sapendo quali e quante fregature si prendono girando l’Europa a questo riguardo, (di questa buona qualità beneficiano peraltro anche gli adulti: personalmente mi permetto di consigliare il roastbeef della casa, una vera squisitezza). Non solo, ma per i giocatori la cucina è aperta in qualsiasi momento e non a orari fissi.
L’organizzazione del torneo, inoltre, aiuta i partecipanti a trovare una sistemazione in albergo, qualora ne siano sprovvisti. In generale, si tenta di dare ai giocatori un’accoglienza un po’ “calda” , familiare, cercando di non far sentire solo chi non è accompagnato e dividendo la tavola con lui.
Taverne è un centro piccolo, con solo 3 campi al coperto, e per questo gli aspetti organizzativi sono importanti. La fisionomia è quella tipica della Halle di stampo germanico, con una grande vetrata da cui si possono vedere gli incontri, (oltre naturalmente a una tribunetta vicino al campo principale). Il giudice arbitro è vicino al torneo: il suo tavolo di lavoro, invece che essere nella solita “turris eburnea” è a un passo dai campi, in mezzo ai giocatori.
Ci sono personaggi interessanti da osservare nel torneo, al di là della nutrita pattuglia italiana: tra gli altri il lettone Lejnieks, l’ unico lettone conosciuto (Davisman del suo Paese), oltre a Gulbis e testa di serie numero 1 e il “francese” Albano Olivetti, uno sproporzionato dotato per il momento di un grande servizio e di una mole esagerata.
Molti giocatori hanno apprezzato l’accoglienza passata e tornano: Riccardo Sinicropi, che l’anno scorso mendicava una wild card per le quali e oggi accede direttamente al tabellone principale, Nils Langer, tedesco reduce da lungo infortunio, anch’egli l’anno scorso tra i qualificati e quest’anno tra le teste di serie.
Ricordo, dell’edizione passata, la storia del brasiliano Clayton Almeida, che concluso il ciclo di tornei svizzeri è tornato a Lugano per starvi una settimana ospite del tennis Taverne e mettersi a disposizione di chi volesse giocare con lui tra i ragazzi del club.
Qualche notazione sugli azzurri impegnati nelle quali (secondo turno,le quali sono da 48): nel complesso hanno dato l’idea di essere ben “centrati” e in forma. Molina ha avuto ragione abbastanza facilmente del russo Filenkov, una “pezza” di trent’anni, formidabile a vedersi, ma – devo dire – apparso piuttosto stralunato in campo, Bega ha messo in campo tutte le sue qualità per piegare il tosto tedesco Netuschil, Marcora ha vinto nel derby italiano contro un Remedi apparso poco disposto a soffrire in campo, ancorchè tutt’altro che sprovveduto tecnicamente. Vierin ha infine vinto abbastanza agevolmente con Della Tommasina. Bega e Molina sono ora attesi da uno scontro fratricida nel turno di qualificazione.
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