Stefano Fabbiano: “Thomas, orgoglio pugliese”


Oggi vi raccontiamo, in esclusiva, la storia di una famiglia, orgogliosa del proprio figlio che è riuscito a diventare un professionista del tennis, è entrato tra i primi 100 al mondo dopo essere stato a lungo tra i primi 10 Junior e ora proverà a fare il definitivo salto di qualità per entrare nella ristretta cerchia dei grandi tennisti che hanno fatto la storia.
E’ la storia di Thomas Fabbiano, raccontata dal padre Stefano, medico di famiglia, ex sindaco di San Giorgio Jonico, persona notissima in paese, ma ora diventato semplicemente il padre di un grande tennista, orgoglio non solo della propria terra di origini, ma dell’intera nazione.
Thomas FabbianoQuando ha iniziato a giocare a tennis Thomas?  Vi siete accorti subito che aveva la stoffa del campione?
Thomas ha preso la prima racchetta in mano all’età di tre anni e mezzo. Mi recavo spesso al circolo tennis per giocare con i miei amici e lo portavo con me. Era impressionante vedere quante ore rimaneva attaccato alla recinzione a guardare i soci che giocavano. Guardandolo giocare sicuramente non mi è mai venuto in mente che sarebbe diventato un giocatore professionista, ma vedevo che, nonostante la tenera età, riusciva a palleggiare con il maestro e si vedeva che aveva una capacità di movimento e la predisposizione per diventare bravo.
Ci racconti l’adolescenza di Thomas, tra allenamenti, studio e trasferte. E’ stato un periodo difficile?
Purtroppo in Italia sotto questo aspetto siamo molto indietro rispetto ad altre nazioni. L’obiettivo era fargli finire gli studi nella scuola pubblica nonostante i tanti giorni di assenza e il poco tempo che Thomas aveva a disposizione per studiare. Grazie alla disponibilità sua e alla comprensione da parte del Dirigente Scolastico e dei professori è riuscito ad arrivare al terzo anno di liceo. Da quel momento però sono iniziati ad arrivare i primi problemi dovuti a insegnanti che non accettavano la situazione. Per questo motivo abbiamo deciso di fargli fare gli ultimi due anni di liceo in una scuola privata.
Thomas FabbianoC’è qualche aneddoto o episodio particolare che ricorda di Thomas ragazzino che iniziava a vincere nei tornei locali.
Un giorno accompagnai Thomas ad un torneo vicino Taranto. Aveva 13 anni mentre il suo avversario ne aveva 40. Ricordo che questo signore prima di entrare in campo era imbarazzato, lo trattava come un bambino, gli faceva quasi pena e chiedeva al giudice arbitro se fosse normale che avrebbe dovuto giocare contro un ragazzino. La partita finì 61 62 per Thomas e vi lascio immaginare l’espressione dell’avversario durante la partita.
Lei è stato sindaco di San Giorgio Jonico, è stato assessore, ha avuto diverse cariche amministrative, oltre che un lavoro molto impegnativo come medico di famiglia, riusciva a seguire Thomas col tennis oppure, a malincuore, doveva lasciarlo andare da solo?
Erano pochi i tornei in cui potevo seguirlo personalmente, ma comunque c’era il suo maestro che lo accompagnava oppure si univa al gruppo dei ragazzi seguiti dalla federazione.
A livello junior Thomas è stato a lungo tra i primi 10 al mondo, arrivando al numero 6. In quel momento ci avete creduto ad una carriera da professionista?
I tanti risultati a livello giovanile portavano la sua testa, come anche quella degli addetti ai lavori in giro per l’Italia, a pensare che per il raggiungimento di risultati importanti la strada fosse spianata. Lì è dovuto scattare qualcosa nella sua testa, che lo ha portato a lavorare ancora più duramente per il raggiungimento di risultati ancora più importanti. Personalmente ho sempre creduto in lui. Mi ha sempre colpito la sua tenacia e insistenza. Inoltre è sempre rimasto con i piedi per terra anche dopo risultati importanti come la vittoria nel doppio del Roland Garros juniores. Sapete quale è la cosa che secondo me differenzia la carriera di Thomas dalle altre? Non c’è stato un momento preciso in cui ci siamo seduti e abbiamo detto: “Ok proviamo a diventare dei professionisti, da oggi si parte”. È sempre stato un qualcosa di naturale. I risultati da junior lo hanno fatto passare mentalmente di tappa in tappa.
Thomas FabbianoPoi il passaggio al professionismo, forse si è rivelato più difficile del previsto, come avete vissuto quei momenti dal 2008 al 2011 in cui sembrava fosse tutto molto più difficile del previsto?
Fino a 18 anni la sua base era il posto in cui era nato, ovvero San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto. Girava molto, stava fuori circa 35 settimane l’anno, ma sapeva nella sua testa che una volta finito un torneo o una tournée sarebbe ritornato nella sua famiglia e dai suoi amici. È un dato molto importante nella sua carriera. Non staccare dai suoi affetti un ragazzino fa sì che possa crescere in modo costante e lineare. Dopo esser diventato maggiorenne, abbiamo pensato che fosse giusto cambiare base e allontanarsi dalla sua città natale, dove però ritorna appena ha un po’ di tempo.
Le scelte tecniche di Thomas, gli allenatori, li decideva autonomamente, oppure lei doveva in qualche modo dare il proprio “assenso” alla scelta?
Ho sempre ritenuto opportuno che lui scegliesse in modo autonomo. Non parlo esclusivamente in ambito tennistico ma in generale. Anche quando mi chiamava perché aveva in mente di “cambiare”, abbiamo ragionato sul da farsi ma non ho mai scelto al suo posto.
Ora Thomas si allena a Foligno al Tennis Training Center, pensa che sia la soluzione migliore per la crescita tennistica di Thomas? Conosce l’ambiente? Lo ha visitato qualche volta?
Sì, ho visitato il tennis training di Foligno la scorsa estate. È un posto meraviglioso, è come una grande famiglia. Tutto lo staff, dal custode al presidente, si sentono parte in causa del progetto e dei risultati conquistati sul campo. Ci si sente come in una grande famiglia. È forse questo il punto di forza del centro. Inoltre si trova in una città tranquilla, non c’è il traffico di una metropoli ed è il posto ideale per la crescita di un giocatore. Thomas ormai si trova lì da 4 anni e sono molto contento di questa sua scelta.
Thomas FabbianoSecondo lei quale è stato il momento di svolta nella carriera di Thomas?
La decisione di trasferirsi proprio al tennis training di Foligno penso sia stato il punto di svolta della sua carriera. Negli anni precedenti si è sempre allenato con grande professionalità e insistenza, ma con l’attuale allenatore Fabio Gorietti si è iniziato un percorso che sta permettendo a Thomas di esprimersi al meglio raggiungendo risultati importanti.
In generale il rapporto tra familiare e coach come dovrebbe essere secondo lei? E’ vero che in Italia ci sono troppi genitori che vogliono intromettersi nelle scelte tecniche facendo in realtà solo del male ai propri figli?
Non penso che il problema dei genitori sia un problema solo italiano. Ho sempre cercato di non intromettermi nelle scelte che spettano all’allenatore. Posso dire che siamo stati fortunati a trovare una persona come il suo storico maestro che si è sempre interessato a lui e di cui ci siamo sempre fidati ciecamente, quindi questo problema nel nostro percorso non è mai esistito.
E’ riuscito a seguire Thomas in qualche torneo importante, Grande Slam per esempio? Qual è il ricordo più bello da genitore che ha vissuto per una vittoria o per una partita di Thomas?
Durante la sua carriera da junior sono andato a vederlo sia a Wimbledon che a Roland Garros e forse proprio nello slam francese ho il ricordo più bello, infatti nel 2007 vinse il torneo di doppio in coppia con il bielorusso Karatchenia. Da quando è diventato pro sono andato a vederlo solo lo scorso anno sempre a Parigi ma spero nei prossimi anni di poterlo seguire in altri splendidi tornei.
Quale è l’augurio che si sente di fare per i prossimi cinque anni della carriera di Thomas?
L’augurio da parte di un genitore di giocatore professionista è quello di vedere realizzato il proprio figlio, e questo non coincide necessariamente con un risultato o con una determinata classifica. Il mio augurio è quello di vederlo a fine carriera felice e che senta di aver dato tutto per questo sport.
Thomas FabbianoInfine, lei credo sia molto legato alla sua terra. Quando è orgoglioso del fatto che suo figlio sia diventato per tanti un esempio da citare di un pugliese che è diventato famoso nel mondo?
La cosa simpatica è che essendo stato sindaco del mio paese, in passato quando incontravano Thomas lo identificavano come il figlio del sindaco. Da parecchi anni invece, ora, identificano me come il padre del tennista. A parte questo, sono molto orgoglioso del fatto che porta in giro per il mondo il nome della nostra terra e spero che sia da traino per tutto il movimento tennistico e per tutti quei ragazzi che si vogliono realizzare nello sport.

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