Continua l’approfondimento di SpazioTennis sulle Prequalificazioni degli Internazionali BNL d’Italia, che oggi ci porta a conoscere un tennista sardo, per l’esattezza il miglior tennista sardo in circolazione, che quest’anno vivrà la terza partecipazione consecutiva al torneo che decreta le wild card per il Masters 1000 romano. Stiamo parlando di Manuel Mazzella, nuorese classe ’91, che nella passata stagione ha fatto il suo primo ingresso tra i migliori mille giocatori al mondo. Attualmente occupa la posizione 1297 del ranking Atp, ma ha sospeso l’attività internazionale dallo scorso novembre, e si dedica soprattutto al lavoro, sempre con la racchetta in mano. Nato a Nuoro ma residente a Dorgali, divide infatti la sua vita tra l’amata Sardegna e la Svizzera, dove, oltre ad allenarsi, collabora col coach Gonzalo Vitale nel suo gruppo di allenamento, di cui fa parte anche la promettente Georgia Brescia. Giocatore mancino, Manuel è tesserato col TC di Quartu Sant’Elena “Margine Rosso”, che da quest’anno compete in serie B. Per ottenere il pass delle prequali ha trionfato a fine marzo nell’ Open BNL di Cagliari, successo impreziosito da una bella rimonta in finale, dove ha ribaltato uno svantaggio di 0-3 nel set decisivo contro il siciliano classe ’93 Antonio Campo. Il dorgalese, best ranking alla posizione 949, ha un bottino di 22 vittorie a livello futures, senza tuttavia aver mai attuato una programmazione capillare, giocando principalmente i $10,000 di Santa Margherita di Pula; per lui anche due titoli in doppio con l’amico Matteo Fago (2013 e 2016). Ora, cercherà di trarre il massimo da una nuova esperienza sui campi del Foro, sperando magari di migliorare il risultato delle scorse edizioni, quando è stato eliminato al primo turno per mano di Marco Bortolotti prima e Omar Giacalone poi. Abbiamo fatto una chiacchierata con Manuel.
Manuel, possiamo dire che ormai sei un habitué delle prequali, come le vivi quest’anno e quali sono le tue aspettative?
“Ogni anno è diverso, io sono diverso o almeno cerco di esserlo: penso di essere più maturo degli altri anni. A livello di obiettivi è difficile darti una risposta perché dipende da tanti fattori, ma sicuramente andare a Roma mi fará crescere come ogni anno”.
Hai vinto per la seconda volta l’Open di Cagliari grazie a una brillante vittoria in finale, raccontaci com’è stato il percorso che ti ha portato alla qualificazione al Foro.
“È stata una settimana strana, non ero neanche testa di serie e non pensavo di poter vincere il torneo, è venuto tutto giorno dopo giorno; il vero ostacolo è stato il primo turno, poi ho cominciato a giocare sempre meglio fino alla semifinale e finale, dove sono riuscito a giocare decisamente oltre le mie aspettative: è stato tutto molto bello, soprattutto perché successo nella mia Sardegna”.
Quali sono i tuoi ricordi più belli al Foro Italico, da spettatore e da giocatore? Qualche aneddoto vissuto nelle tue due presenze?
“Non ho particolari aneddoti, ricordo le volte che andavo al Foro da bambino ed era sempre bellissimo: mi divertivo a passare di campo in campo per vedere tutti i tennisti. Da giocatore posso dirti che una volta ho prenotato il Centrale per allenarmi e Hantuchova mi ha cacciato dal campo, ma era troppo bella per oppormi”.
Prova a spiegare ai nostri lettori il tuo tennis.
“Sarebbe bello che i lettori spiegassero a me il mio tennis (ride, ndr). Diciamo che è vario, cerco di uscire presto dagli schemi perché so di giocare contro avversari più preparati fisicamente e con più competizione alle spalle. Ci sono tanti giocatori top che per contrastare il tennis molto fisico portano i match più sul lato strategico: con le dovute proporzioni è quello che cerco di fare io”.
All’ inizio dell’anno scorso hai ottenuto il tuo best ranking entrando nei primi 1000 giocatori del mondo pur senza giocare molto (a proposito, complimenti!), com’è andata poi la stagione nel circuito internazionale e come mai non hai provato più tornei per scalare ulteriormente la classifica?
“Ho tentato per anni di scalare la classifica e migliorare senza riuscirci come mi aspettavo, e poi ho fatto questo piccolo salto di qualità solo quando sono riuscito a togliermi da dosso una pressione tutta mia, iniziando a vedere il Tennis in un’altra maniera. Così, quasi all’improvviso, sono sceso sotto alla millesima posizione. Dopo, sebbene non abbia giocato troppi tornei (o quasi nessuno), ho comunque continuato a crescere accanto allo stesso gruppo di cui faccio parte da un po’ di tempo”.
Mi hai detto che ultimamente ti alleni di meno, e quest’anno non hai ancora giocato tornei Itf, cosa ti ha portato a questo cambiamento? Hai abbandonato la speranza di fare il professionista?
“Le circostanze mi hanno portato a questo cambiamento e il resto è venuto da sé. Non ho abbandonato l’idea, anzi, sono più professionale di prima. È anche vero che sono un po’ fuori competizione e ora non so neanche io se riproverò, ma so di voler fare esperienza prima che classifica. Ho imparato a conoscere persone con classifica alta a costi elevati e persone con classifica bassa, senza stress, e con lo stesso amore per il Tennis che ci ha fatto iniziare a giocare. L’anno scorso ho avuto l’occasione di vivere Wimbledon come “assistant coach” di una junior svizzera (Ylena In-Albon), e ho visto come tanti giocatori godano di questa gioia e si divertano in ogni allenamento. Così, giocherei a tennis tutta la vita. Per questo capisco Francesca Schiavone, alla quale direi di non smettere mai e anzi, le chiederei di andare a correre assieme (ride, ndr)! E’ un piacere vedere come si allena e quanta energia e passione mette in quello che fa”.
Hai maturato una discreta esperienza nel circuito futures, come lo valuti e quali sono le difficoltà maggiori per un giocatore a quel livello? Cambieresti qualcosa?
“Il circuito futures offre sempre più a tantissimi giocatori la possibilità di affacciarsi al panorama internazionale. Certo che cambierei qualcosa, ma lo farei dalla mia prospettiva che potrebbe essere sbagliata, quindi penso che ci siano persone più preparate di me che devono occuparsi di queste cose”.
Raccontaci un po’ com’è la tua vita ora e il tuo lavoro in Svizzera nell’accademia di Gonzalo Vitale.
“Sono vicino al gruppo di Gonzalo indirettamente da diverso tempo e adesso ho l’opportunità di collaborare. Stare vicino a questo team mi ha fatto diventare una persona più stabile e questo si riflette in campo. Lavoriamo con pochi ragazzi e giovani, il termine “accademia” non ci piace molto: diciamo che è un gruppo di competizione, è difficile definirlo, ma dentro questo gruppo ognuno ha un ruolo importante e chi non rispetta il proprio compito si trova fuori senza nemmeno accorgersene”.
In questo “gruppo” c’è anche la promettente Georgia Brescia, come vedi il suo percorso da vicino e come cerchi di aiutarla?
“Ti posso solo dire che il suo percorso è esattamente come è stato programmato, lento e “maratonico”, passo dopo passo senza saltare nessun passaggio. Lei si allena con Gonzalo da tanto ormai e hanno delle dinamiche tutte loro nelle quali non entro. Diciamo che si sa sempre l’orario di inizio allenamento ma non la fine”.
Tralasciando la racchetta per un attimo, cosa ti piace fare nel tempo libero?
“Sono sempre sportivo anche fuori dal campo, faccio una vita regolare con orari regolari. Mi piace seguire il calcio e lo sport in generale, leggo tanto e vado al cinema: sono quasi noioso!”.
Segui il tennis Atp? Come hai vissuto l’exploit di questi mesi di Federer, di cui so sei un ammiratore?
“Come si fa a non ammirare Federer? Io non credo nemmeno che si tratti di un exploit, lui è riuscito ad allungare la carriera programmando tutto nei minimi dettagli. È riuscito a contrastare lo strapotere fisico degli avversari con la qualità e la strategia, è semplicemente un genio”.
Quest’anno sei salito in serie B col tuo circolo, il “Margine Rosso” di Quartu, dicci qualcosa su questa esperienza.
“Anche nel “Margine Rosso” ho una famiglia tennistica, un ambiente sereno: giocare con questo gruppo mi fa stare bene e respirare aria sana. Adesso gioca con noi anche un ragazzo che seguo in Svizzera e mi piace l’idea di trasmettergli il senso di appartenenza e di responsabilità verso questo circolo”.
Per finire ti chiedo cosa pensi che il Tennis possa ancora regalarti…
“Il Tennis continua a darmi tanto da quando mio padre mi ha messo in mano la racchetta per la prima volta, cosa del quale devo ringraziarlo in eterno. Detto questo, spero solo che il Tennis mi regali ancora tanti anni assieme e magari una bella prestazione a Roma, e se per caso non fosse cosi, cercherò di uscire dal campo con lo stesso sorriso che porterò al Foro dall’inizio”.