di Alessandro Nizegorodcew
16 maggio 1994, Atene. Mancano due giorni alla finale di Champions League tra Barcellona e Milan. I rossoneri dovranno affrontare la sfida senza Franco Baresi e Alessandro Costacurta, i due pilastri difensivi della squadra di Fabio Capello. Il tecnico blaugrana Johan Cruyff dichiara: “Siamo strafavoriti. Non sbagliamo da 23 partite, perché dovremmo farlo qui ad Atene?”. Il mister rossonero carica i suoi ragazzi facendo sentire e risentire queste dichiarazioni alla squadra. Due giorni dopo sarà un dominio totale: 4-0 per il Milan con gol di Massaro, Massaro, Savicevic, Desailly.
18 aprile 2014, Quebec City. Il Canada è pronto ad affrontare la Slovacchia in un match valevole per i Playoffs di Fed Cup. Durante la cerimonia di presentazione Eugenie Bouchard si rifiuta di stringere la mano a Kristina Kucova come potete vedere nel video qui sotto. In conferenza stampa la Kucova, scherzando e sorridendo, dichiara di voler battere «Genie» per vendicarsi del gesto. Il capitano slovacco Matej Liptak, molto meno sorridente, afferma: “Forse Kristina sarà ancora più motivata ora”. Il match finisce comunque nelle mani della Bouchard, troppo forte per la Kucova (7-6 2-6 6-1).
5 agosto 2014, Montreal. Eugenie Bouchard è pronta a scendere in campo per il suo match d’esordio al Canadian Open, il torneo di casa. «Genie» è nata a Montreal, dove risiede, è la sua casa. E la sua città è pronta a sostenerla dal primo all’ultimo punto. Viene steso una sorta di tappeto rosso al di fuori del campo centrale, la gente si precipita ad urlare il suo nome creando un muro umano di tifo che fa letteralmente impressione. Eugenie cammina a testa bassa, sembra scossa, terrorizzata ancor più che emozionata. La sua avversaria è Shelby Rogers, una che azzecca una partita ogni trenta, ma che se in giornata può essere devastante. Il punteggio è inequivocabile: 6-0 2-6 6-0. Il secondo set importa poco, la Bouchard ha subito un doppio bagel in casa. Nick Saviano in tribuna scuote la testa sin dal primo «15», qualcosa sembra essersi rotto in quella macchina perfetta che pareva essere, tatticamente e psicologicamente, Eugenie Bouchard. Nei mesi successivi, eccezion fatta per la finale a Wuhan, la Bouchard mette in fila sconfitte nette, anche contro avversarie di gran lunga inferiori. Da questo punto di vista il 2015 recita Barthel, Tsurenko, Maria, Davis. Una crisi senza fine.
17 aprile 2015, Montreal. Un anno dopo la scena si ripete. Durante la presentazione dei team di Fed Cup, prima della sfida Canada-Romania, Eugenie Bouchard si rifiuta di stringere la mano ad Alexandra Dulgheru. “Non ho nulla contro di lei, non credo debba augurare buona fortuna ad una avversaria prima di un incontro. Domani, alla fine del match, ci stringeremo la mano, comunque vada”. La mano in effetti se la sono stretta, dopo la vittoria della romena 6-4 6-4. Stupenda la scena della Dulgheru a fine match con la propria panchina, a dimostrazione di quanto quello stupido gesto della canadese abbia caricato immensamente ed evidentemente il gruppo romeno.
Oggi, Montreal. Cosa starà pensando oggi Eugenie Bouchard? Cosa avrà pensato in questi mesi di crisi totale. Una involuzione preoccupante dal punto di vista fisico e soprattutto mentale. «Genie» era esplosa perché capace di vincere i punti importanti, facendo sempre la giusta scelta tattica. Oggi appare appannata, termine che probabilmente descrive più minuziosamente il pessimo momento della canadese. Qualsiasi giustificazione possa aver trovato la Bouchard, la mancata stretta di mano è un gesto maleducato. Ma non solo: si tratta di una provocazione estrema, che le avversarie raccolgono come un guanto di sfida, mettendo in campo tutte le energie possibili immaginabili pur di vendicare una enorme mancanza di rispetto. Provocare, nello sport, non è solamente sbagliato ma, come insegna la storia, totalmente controproducente. Oggi numero 7 del mondo, nella Race è però al 29esimo posto, ben lontano dal gotha che credeva di aver raggiunto, ma che oggi sembra invece lontano se non irraggiungibile. Eugenie Bouchard si è persa… e (probabilmente) non ritorna più.
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