di Sergio Pastena
Due giorni fa Matteo Viola, numero 204 al mondo, dichiarava a Spazio Tennis di voler puntare alla Top 100 nel 2012. Bene, delle cento e passa posizioni che servivano ne ha già guadagnate quasi la metà: al terzo tentativo, infatti, il tennista veneziano ha portato a casa il primo Challenger in carriera, battendo a Guayaquil l’argentino Guido Pella con il punteggio di 6-4 6-1. Un torneo quasi perfetto, nel corso del quale ha lasciato solo un set per strada (in semifinale al portoghese Sousa) e ha sfruttato alla perfezione un tabellone in verità non troppo duro: tra le teste di serie ha affrontato solo il brasiliano Dutra Silva, anche se il grande equilibrio dei Challenger rende tutto molto relativo. Il terzo tentativo, dicevamo: Matteo quest’anno aveva perso in finale ad Orbetello da Volandri e a Caltanissetta da Haider-Maurer. Per il primo titolo ha dovuto attraversare l’oceano, ma attenzione: la finale è stata più insidiosa di quanto non possa dire il punteggio.
Il sito di streaming segnalava un solo link e, in questi casi, è una roulette russa. Puntualmente il canale in questione risultava offline, per la disperazione mia, di altre due tifosi di Matteo e del cugino di Pella. Non è un modo di dire… c’era proprio suo cugino in chat che imprecava in spagnolo perché lo streaming non partiva, fino a quando un santo calato da chissà dove ci ha indirizzato su Cable Deportes, simpatica web tv ecuadoregna che trasmetteva il match.
La prima immagine non era delle migliori: non tanto per la qualità della trasmissione, più che buona per uno streaming, quanto per il fatto che Pella aveva breakkato Viola in apertura. Pessimo inizio, ma prima di farsi un’idea della partita occorreva capire la consistenza di questo Pella. Beh… il giovane argentino non è affatto malvagio, anche se tutto sembra fuorchè sudamericano: refrattario agli scambi da fondo, in costante avanzamento, Pella è dotato di un ottimo diritto in top e di un bel servizio, oltre ad un drop shot mica da ridere: nei Top 100 si vedono giocatori peggiori. Tuttavia sono bastati pochi scambi per capire il motivo della sua classifica bassa, un motivo squisitamente tattico: il tennista in questione, infatti, sembra un mix di follia in salsa russa creato in un laboratorio del KGB.
Direte voi, che c’entra? C’entra, perché oltre a rassomigliare vagamente a Safin l’atleta argentino adotta la famosa strategia “alla Gabashvili”, ovvero cerca sempre il vincente, spara a tutto braccio da ogni posizione e, fatalmente, è capace di fare e disfare tutto. I punteggi dei suoi match di quest’anno sembrano confermare l’impressione: “2-6 6-1 3-6”, “0-6 6-0 6-2”, “1-6 6-1 4-6”, “1-6 6-3 6-3”… tutti match in altalena, dai punteggi schizofrenici.
Non è un caso se il controbreak arriva subito. Matteo appare concentrato, più che il gioco dell’argentino lo infastidiscono un paio di righe scheggiate dall’avversario ma in generale gestisce bene gli scambi e, in un paio di occasioni, trafigge senza pietà Pella punendo le sue arrembanti discese a rete. Tanto per fargli capire che anche lui “sa come si fa”. Sul 3-3 un momento importante: un’incertezza di Viola in avanzamento e una risposta violentissima di Pella portano l’argentino a una doppia palla break. Con avversari del genere, però, ci vuole pazienza: spesso ti rendono quel che conquistano con gli interessi: non a caso l’argentino spara fuori un diritto, Matteo annulla il secondo break point con un bel rovescio lungolinea e sale 4-3.
Ancora due servizi tenuti e, sul 5-4, Viola gira il match a suo favore facendo esattamente quel che doveva fare: attacca subito, si prende il primo 15 con un bel diritto (colpo che è migliorato tanto) e Pella spara in rete la palla successiva per lo 0-30. A quel punto arriva lo scambio più combattuto del match: l’argentino, intimorito, non avanza e, al termine di una lunga battaglia con un paio di transizioni attacco-difesa, cede e spara fuori di due metri un diritto. Tre set point, Matteo chiude al primo.
Il secondo set inizia con Viola che tiene il servizio a zero. Nel game successivo, avanti 40-0, Pella si suicida: dopo una magnifica palla corta di Viola (“sa come si fa” atto secondo) l’argentino tira fuori la sua vocazione da Penelope e nell’ordine:
– mette fuori in maniera orrenda un diritto in avanzamento
– tira un dropshot che a stento arriva a mezza rete
– commette un errore gratuito di rovescio
– spara un altro rovescio sbilenco che non tocca neanche il corridoio
Viola va 2-0 e, considerando l’incostanza dell’avversario, potrebbe essere finita.
Potrebbe, perché Matteo nel game successivo si prende l’unica pausa del match: apre il game di servizio con un errore e, dopo due calate selvagge a rete di Pella andate a buon fine, commette un doppio fallo restituendo il favore all’argentino. La sensazione, però, è quella di un break abbastanza casuale, anche se con un avversario dal gioco così altalenante queste situazioni possono essere pericolose. Pella, però, non gira più come ad inizio partita e, complice un ottimo passante di Viola e un paio di errori non forzati “omaggio della casa”, finisce col perdere di nuovo il servizio sbagliando un diritto coi piedi ben piantati in campo che somigliava tanto a un calcio di rigore.
Avanti 6-4 3-1, stavolta Matteo non si distrae e parte subito bene con una combinazione servizio-diritto. Il punto successivo vede l’argentino esibirsi in una palla corta non eccezionale: Viola ci arriva, fa la scelta giusta (contro-dropshot con Pella fuori dal campo), la palla rimbalza sul nastro, si impenna, cadendo lo tocca di nuovo e finisce nella metà campo dell’avversario. 30-0. L’epitaffio del match, perché Pella cede il servizio successivo a 15 (complice l’ennesimo passante di Viola, un rovescio incrociato meraviglioso) e ci si ritrova sul 6-4 5-1 40-15 per l’italiano dopo un parziale di 13 punti a 2.
A quel punto, forse, Matteo sente la tensione, visto che in sequenza commette un doppio fallo e un errore e si ritorna in parità. L’italiano ha altri due match point, ma nel primo caso sbaglia un passante non difficile e nel secondo mette un diritto in rete. Pella, pur essendo mentalmente fuori dal match, arriva addirittura ad avere la palla break ma, finalmente, il veneziano decide di farla finita e lo fa col suo corpo teoricamente più debole, il servizio (anche in quel fondamentale si notano passi in avanti notevoli): riconquista la parità col primo ace della partita e chiude con due battute vincenti di fila. Primo titolo Challenger, 90 punti in tasca e best ranking ad un passo: dalla prossima settimana Matteo sarà il numero 156 delle classifiche, a una sola posizione dal 155 di luglio e con ottime prospettive, visto che da qui a marzo avrà da difendere in tutto una trentina di punti ed ha ancora uno slot “vuoto” nel suo “best eighteen”.
Una degna chiusura per un 2011 da ricordare che cancella un finale di stagione un po’ appannato.
Leggi anche:
- None Found