di Salvatore Greco
La città di Sacramento soffre di un beffardo destino di cui per altro non è la sola vittima, capitale com’è dello Stato della California senza che siano in molti a saperlo, immaginando quel ruolo per la più ricca, famosa e chiacchierata Los Angeles.
Sacramento capitale per altro soffre una mancanza di coordinate sportive tali da farla emergere tra i centri più noti agli amanti delle più varie discipline; i Sacramento Kings militano in NBA ma possono vantare non più di un paio di titoli Division nell’ultimo ventennio, il baseball cittadino –rappresentato dai Sacramento River Cats- non conosce le glorie della MLB se non attraverso l’affiliazione con i Giants di San Francisco, addirittura il football non ha altre rappresentanze se non quella universitaria.
Dal punto di vista che ci interessa maggiormente, quello tennistico, Sacramento è una città curiosa con una ex-top 20 e campionessa slam in doppio (a Melbourne nel 1991) come la minuta Patty Fendick, ma soprattutto come città che ospita un torneo challenger da 100.000 $ di montepremi che negli ultimi due anni si sta costituendo una fama curiosa e le cui prospettive naturalmente non sono immaginabili: Jared Donaldson (1996), Taylor Fritz (1997) e Stefan Kozlov (1998) sono tre dei quattro partecipanti alle finali 2014 e 2015 del Challenger di Sacramento. Una coincidenza tra una posizione di calendario favorevole, arrivando dopo gli US Open e ancora molto presto rispetto alla grande caccia di punti per entrare in tabellone a Melbourne, e l’acume dell’USTA nell’assegnazione delle wild card ha fatto sì che questa situazione si presentasse con risultati molto interessanti sia per il movimento tennistico americano che per tutto il mondo ATP.
Non si può, d’altro canto, tacere che l’esplosione di giovani talenti in questi contesti porta spesso a un’onda esagerata di entusiasmo e a un abuso di narrazioni che con lo sport ha poco a che fare, cose che creano quei fenomeni di up&down e supposti flop di messia attesi e poi scaricati che non rendono giustizia alle difficoltà di scalata del ranking nel tennis contemporaneo. Per questo motivo da Sacramento e dalla sua finale di quest’anno si può partire per capire dove sono quei potenziali campioni di cui l’informazione si ricorda solo ogni tanto.
Taylor Fritz
Partiamo dal fresco campione del torneo di Sacramento, il ragazzo di Santa Fe che per colorito e taglio di capelli oltre che per una certa confidenza con la prima di servizio a qualcuno ricorda un mostro sacro del calibro di Sampras. Anche senza scomodare confronti con Pistola Pete, ad oggi quello di Fritz è uno dei talenti più cristallini della scuderia USTA e uno dei classe 1997 più interessanti in circolazione, anche se in ritardo rispetto ai vari Rublev e Zverev che giocano ormai piuttosto stabilmente a livello ATP da qualche mese. Il gioco di Fritz è molto “americano” fondato su un ottimo servizio (parlano chiaro le 34 palle break annullate su 37 concesse in finale a Donaldson, buona parte delle quali sbrigate con una prima vincente se non addirittura un ace) e su un solido dritto. Di meno americano ha la confidenza con la terra rossa che l’ha portato a raggiungere una semifinale Futures sul mattone tritato iberico a Valldoreix e soprattutto la finale del Roland Garros juniores, sconfitto in entrambi i casi dal connazionale e coetaneo Tommy Paul. La vittoria di Sacramento segue direttamente un altro importantissimo risultato sul cemento americano, quello più nobile se vogliamo, vale a dire la vittoria del torneo juniores a Flushing Meadows in finale sempre su Paul. Lo stato di forma del ragazzo e la sua capacità di poter sfruttare il momento per guadagnare crediti in attesa del futuro è dimostrata in maniera significativa dal match giocato in California contro un giocatore come Dustin Brown e vinto dopo tre set arrivati tutti al tie-break.
Chi scrive ha avuto la possibilità di raccontare la curiosa storia tennistica di Jared Donaldson lo scorso inverno, dopo la vittoria nel challenger di Maui, alle Hawaii. Da allora il giovane ha giocato una stagione di buoni risultati e progressi coerenti seppur a fari spenti, il che non è necessariamente un male. Dopo aver tentato invano la via delle qualificazioni ai tornei della primavera americana di Delray Beach e Indian Wells il ragazzo del Rhode Island si è spostato sulla terra verde per giocare la Har-Tru Usta Wild Card Race e tentare la corsa alla wild card messa in palio per il Roland Garros mancando di poco il risultato, ma poi a Parigi ci è andato comunque entrando per ranking nel tabellone di qualificazioni. Tra lui e il main draw, dopo due vittorie nette sul talentuoso coreano Hyeon Chung e poi sul più modesto indiano Ramanathan, si è messo solo il georgiano Nikoloz Basilashvili, in grandissimo spolvero in quel periodo dell’anno.
Piccoli ma incoraggianti segnali di crescita sono arrivati anche dalla qualificazione ottenuta nell’ATP 250 di Atlanta con tanto di vittoria su Devvarman nel main draw e dalla vittoria su Nicolas Mahut al primo turno del Masters1000 di Cincinnati, risultato più significativo della ancora breve carriera di Donaldson. La finale persa contro Fritz a Sacramento ha tanto il sapore di un’occasione sprecata visto che per ora tra il classe ’96 del Rhode Island e il classe ’97 di Santa Fe l’anzianità anagrafica si traduce in una qualità tennistica teoricamente superiore. Eppure il titolo l’ha vinto Fritz che eccelle nella solidità mentale e nella freddezza in vista dei punti chiave di un match, cose nelle quali ancora Donaldson pecca nonostante globalmente il suo tennis sia più completo e ordinato.
Frances Tiafoe
A Sacramento c’era anche lui, il ragazzo che con una storia alle spalle che ha incuriosito i giornalisti di tutto il mondo e che con le sue ottime prestazioni della scorsa primavera sembrava destinato a una crescita mirabile e quasi senza limiti. Ma della sua presenza a Sacramento si saranno accorti in pochi, poco più di quanti erano gli spettatori presenti al suo incontro di primo turno perso dal più esperto Tim Smyczek in tre set. La verità è che dopo l’eccellente primavera sull’har-tru che gli era valsa il posto a Parigi la stagione di Tiafoe non ha avuto gli sviluppi che qualcuno –probabilmente egli stesso- auspicava. La qualificazione al main draw dell’ATP 250 di Winston-Salem, ottenuta ai danni di avversari per altro non impossibili, è stato un evento isolato in mezzo a risultati poco entusiasmanti. I problemi nel gioco di Tiafoe sono un po’ gli stessi che già si notavano nelle settimane ruggenti: la mobilità non propriamente felina e il dritto potente ma che spesso finisce fuori controllo.
Stefan Kozlov
Abbiamo provato a ritrovare le tracce del vincitore morale di Sacramento 2014 poche settimane fa e da allora non è cambiato molto nella sua situazione: il talento originario di Skopje continua ad arrancare e cerca quello che sarebbe ancora il suo primo titolo da professionista in una serie di Futures, in maniera piuttosto inconsueta, tutti su campi europei. Sacramento per lui oggi sembra davvero molto lontana.
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