di Alessandro Mastroluca
Ha il sapore della malinconia il ritorno di Martina Hingis in Fed Cup. Ha quel gusto un po’ amaro di cose perdute vederla giocare alla pari per un set con Aga Radwanska. Per 50 minuti, il pubblico di Zielona Gora è tornato indietro nel tempo di una decina, o forse di una ventina, d’anni. Era la prima volta per Martina in Fed Cup dalla finale del 1998, quando sconfisse senza cedere un set Conchita Martinez e Arantxa Sanchez.
Torna dopo 17 anni, dopo 18 singolari vinti su 20, contro la top-10 di oggi che più le somiglia e che quest’anno peggio sta giocando. E c’era anche chi pensava che Martina avrebbe anche potuto vincere, dopo aver visto Kim Clijsters battere Andrea Petkovic in esibizione ad Anversa, con la prospettiva anche di un rientro di Jennifer Capriati.
Il “back in the old days” dura una cinquantina di minuti. Aga inizia con un doppio fallo nel secondo punto del match e salva le prime due palle break nel secondo turno di battuta. Radwanska, non certo in versione “Maga” nel 2015, nonostante la scelta di affiancarsi a Martina Navratilova, firma il primo break per il 3-1 ma cede immediatamente il vantaggio, a zero. Il quinto game regala il miglior “momento Hingis”. Lo schema palla corta-pallonetto incanta ancora, nonostante la svizzera non giochi un match competitivo dal 2007. In quella sua ultima stagione Aga, fresca di 18mo compleanno e ancora numero 49 del mondo: allora Martina andò avanti di un set e di un break, Radwanska però finì per rimontare 46 63 62 e festeggiare la seconda vittoria in carriera su una top-10.
in termini di freschezza atletica, il vantaggio di Radwanska, che a novembre ha affrontato due volte Hingis nei match esibizione della Indian League, e una volta ha anche perso, è innegabile. Ma ad armi pari, con una Hingis rodata, l’impressione è che in campo non ci sarebbe storia. Il chop velenosissimo di rovescio con cui Martina salva la prima palla break nell’ottavo gioco basta da solo a far entusiasmare gli svizzeri, a creare dubbi nel team polacco, e far riflettere un po’ sul valor eattuale del tennis femminile.
La tendenza del primo parziale continua. Hingis, che estrae anche una risposta all’incrocio delle righe su una seconda fin troppo morbida e un passante lungolinea in corsa da intenditori, cede due break negli ultimi tre game e Radwanska chiude il set in 49 minuti.
Il secondo, come prevedibile, non ha storia. Gli otto anni di inattività assoluta si fanno sentire. Hingis raccoglie tre punti nei primi tre game e si inchina al meno rilevante dei 23 “bagel” subiti in carriera (l’ultimo nel 2007, contro Victoria Azarenka, al terzo turno degli Us Open).
Ha chiuso con 17 vincenti, solo uno in meno di Radwanska, e 25 gratuiti contro 14. Ha servito col 69%, ottenuto poco meno di un punto su due con la prima e uno su tre con la seconda. Ma dopo otto anni di inattività agonistica, la domanda nasce spontanea: il tennis femminile è davvero migliorato nell’ultimo decennio?
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