La favola di un’americana data per persa: Madison Brengle

Madison Brengle WTA Stoccarda
da Stoccarda, Giulio Gasparin

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Era il lontano 2007 quando al mondo degli esperti di tennis si è palesato per la prima volta il nome di questa ancora diciassettenne americana che nel ranking dei junior si sta avvicinando alla vetta, chiudendo con un quarto posto delle classifiche giovanili. Non solo, l’esplosione anche a livello professionistico sembrava dietro l’angolo: nella calda estate americana ha ricevuto una wild card per il torneo Tier II di Los Angeles, dove ha sorpreso Flavia Pennetta per ottenere la prima vittoria in un tabellone WTA.

Da allora però di lei si è persa traccia, o meglio, non si è visto il salto di qualità che tutti si aspettavano e l’unico momento in cui tornava in auge il nome della Brengle era durante le qualificazioni degli slam, in cui anno dopo anno peggiorava il proprio record di tentativi consecutivi senza una qualificazione. Nel 2014 ha perso per l’ennesima nelle qualificazioni di uno slam, era sull’erba di Wimbledon ed era la 24a volta consecutiva che non riusciva ad accedere ad un main draw, 6 anni di continue delusioni.

“Avevo avuto una decente stagione sul rosso, giocando bene un po’ qui un po’ lì,” ci ha raccontato l’americana. “Purtroppo ero troppo discontinua e il Roland Garros è stato un torneo molto difficile per me. Poi mi sono spostata sull’erba a Nottingham ma le cose proprio non andavano, non mi divertivo in campo e quando sono arrivate le quali di Wimbledon non ero per nulla ottimista. Ho perso, ma ho capito cosa non andava. Da allora ho cominciato ad essere più positiva e le cose sono migliorate.”

Sono migliorate tanto che, grazie ad ottimi risultato negli ITF estivi, la federazione è tornata a darle fiducia e una wild card per il tabellone principale degli US Open, dove finalmente ha sfatato il tabù e, dopo 31 slam senza una vittoria nel tabellone principale, ha trovato il primo successo battendo Julia Glushko.

Questa volta la ex promessa del tennis a stelle e strisce ha saputo sfruttare il momento positivo e da lì costruire una crescita che è coincisa questa settimana con la prima vittoria su una top 10 (Petra Kvitova, battuta in due set) e la prima semifinale in un torneo Premier. Da quello US Open ad oggi però è successo molto per la Brengle, tra cui una piccola operazione per l’asportazione di una crescita cancerogena sul ginocchio. “Per fortuna non ha avuto conseguenze e ad oggi non mi da fastidio in campo,” ha dichiarato sorridente. “Sono comunque molto contenta di poter giocare e ora apprezzo ciascuna occasione che ho. Qui a Stoccarda ho potuto giocare davanti ad uno stadio pieno e vincere contro una top 10. Mi sento molto fortunata per questa occasione.”

L’inizio di quest’anno poi non poteva essere migliore per la tennista del Delaware, che partendo dalle qualificazioni ha raggiunto la prima finale WTA in carriera a Hobart, perdendo da Heather Watson, e poi ha raggiunto gli ottavi di finale agli Australian Open.

“Dopo l’Australia in molti mi hanno chiesto su cosa avrei lavorato, quali sarebbero stati i miei obiettivi, e per me uno era quello di avere risultati migliori sulla terra. Qui (a Stoccarda) ho giocato ottimi match,” ha detto.

Nonostante gli ottimi risultati, in America è rimasta un nome che passa in sordina, preferita ad altre giocatrici come Sloane Stephens e Madison Keys.

“A dire il vero preferisco così,” ci ha raccontato. “Sul serio, io sono abbastanza tranquilla ed introversa e mi piace stare sulle mie, per cui preferisco non avere tutti gli occhi su di me. Stiamo vivendo un momento di crescita del tennis americano, siamo in tante e stiamo facendo ottime cose.”

A testimonianza di questo, la Brengle ha passato la settimana da sola, senza genitori, né coach, intrattenendosi solamente con le amiche del circuito, tra cui Alexa Glatch.

“Forse i miei genitori verranno per un po’ più avanti,” ci ha raccontato. “Forse anche il ragazzo che mi ha fatto da coach durante la trasferta in Australia, ma lui lavora in un Academy a New York, per cui sarà dura che riesca a venire in Europa, sarà più facile tornare a lavorare con lui nei tornei americani. I miei allenatori sono a casa e con loro parlo molto, quindi non è un problema viaggiare da sola.”

Per chi ancora non la conoscesse, l’americana ha un tennis inusuale, un mio collega mentre la vedeva eliminare Caroline Garcia nei quarti di finale di Stoccarda l’ha rinominata la Niculescu d’America e non a torto. Non è così estremo il suo gioco e l’utilizzo degli slice, ma la Brengle certo sa come cambiare il ritmo di uno scambio, mescolando palle senza peso ad accelerazioni, soprattutto di rovescio, slice a topspin, il tutto condito da un’ottima capacità difensiva ed intelligenza tattica.

“Questo è il mio gioco, non cerco certo di infastidire nessuno di proposito,” aveva dichiarato trattenendo a stento le risate dopo la vittoria sulla francese. “Io cerco di vincere ogni punto e questo modo funziona. Sono cresciuta giocando un tennis diverso: vengo da una piccola cittadina e spesso giocavo con persone molto più grandi di me che venivano al circolo dopo lavoro e scambiavano con me. Loro non avevano intenzione di stare lì a fare cesti, per cui ci si scaldava 5 minuti e poi si cominciava la partita. Per cui ho imparato a giocare in maniera così, diversa…diciamo un po’ più creativa che non mettersi a fare ripetizioni ecco.”

Nonostante il successo di un anno che l’ha portata da un miglior ranking attorno alla 150a posizione mondiale prima dell’estate del 2014, ad essere da lunedì tra le prime 40 del mondo e tra le migliori 20 della race, l’americana è rimasta una ragazza semplice e solare, pronta a scherzare dentro e fuori dal campo, come è successo nel match dei quarti.

“Quando ho sbagliato quella palla ad un passo della rete ho capito che era stato un errore talmente brutto da essere divertente,” ha raccontato sorridendo. “Questo è un pubblico che ne capisce e alla fine si sono messi a ridere anche loro. Alla fine era una cosa ridicola e penso che se non la butti sul ridere finisci per portartela dietro a lungo. Quindi meglio così, te la scrolli di dosso e riprendi dal punto dopo.”

Poi non ho potuto fare a meno di notare che nei cambi campo continuasse a guardare gli slow motion sul megaschermo antistante il campo centrale.

“Quindi l’hai notato?” ha detto ridendo. “Oh Gosh! Mi guardo e mi scatena il terrore. È solamente…male. Non molte persone vorrebbero vedersi su un mega schermo al rallentatore, poi io sono molto critica con me stessa, quindi non è il massimo.” Ma ha poi subito precisato non si trattava di un discorso tecnico dovuto dall’assenza di coach a bordo campo. “No, no, no. Non mi riferisco a quelle cose lì, è più un ‘sul serio quelli sono i miei capelli? Sono sicura che sta mattina non fossero così male!’ Cose importanti insomma.”

E il meglio deve venire dato che lei dice che l’erba è la sua superficie preferita, contrariamente ad un odio verso la terra verde americana.

“Amo l’erba, mentre la terra verde proprio non è tra le mie preferite, cioè ci gioco perché è tutto ciò che abbiamo in America, ma non fa per me. Molto meglio il verde europeo, anche se ne sono terribilmente allergica, mi viene la peggior reazione quando la tocco”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MADISON BRENGLE


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