di Fabio Valente
Avere ventidue anni, nel mondo del tennis moderno, significa essere giunti in molti casi al punto in cui le linee dei grafici relativi a forza fisica, abilità strategica, capacità psicologica e raffinatezza di stile tendono tutte e quattro verso l’alto, pronte a regalare la possibilità di ottenere le soddisfazioni che segnano la carriera. Nel caso di Jack Sock, che 22 anni li ha compiuti nel settembre del 2014, non è tuttavia necessario attendere così tanto. Il nativo di Lincoln, Nebraska, ha dimostrato infatti sin dalla prima gioventù di possedere tutte le carte in regola per sfondare nel mondo dei “grandi”, grazie alla commistione di innato talento e pura passione che ne caratterizzano il gioco.
E’ così che “Showtime”, come è soprannominato Sock proprio grazie alla sua capacità di esaltare le platee per mezzo di vere e proprie delizie tennistiche, fa in modo che il proprio nome compaia già ai tempi della High School nei libri dei record: Jack è infatti capace di inanellare 80 vittorie in altrettanti match giocati, messo in difficoltà sul campo solo dal fratello Eric, giungendo a coronare la sua perfetta giovinezza con la conquista del titolo US Open Juniores nel 2010, a 18 anni appena compiuti, ottenuto in finale vincendo contro il connazionale Denis Kudla. L’anno prima, nel 2009, era già arrivata per Jack Sock la prima affermazione a livello Futures, grazie alla vittoria in finale contro Artem Sitak ad Amelia Island.
Una prolifica e vittoriosa esperienza giovanile lascia temere in molti che il fuoco di paglia di nome Sock possa essere destinato a spegnersi ben presto nel circuito maggiore, come accaduto nel caso del tanto acclamato connazionale Donald Young, invece il giovane Jack ha la stoffa per tenere a bada pressioni e malelingue. Nel 2011 si impone ancora sul suolo amico degli US Open, questa volta nel doppio misto, al fianco della sfortunata connazionale Melanie Oudin, mentre risalgono all’anno successivo le prime vittorie nei Challenger di Plantation, Tiburon e Winnetka, che pongono il suo nome sotto i riflettori della stampa.
Amico del cemento, Jack Sock illumina gli occhi degli appassionati grazie al dritto a sventaglio con cui riesce a trovare al contempo potenza e precisione di rara preziosità. Il rovescio non incanta, ma porta punti fondamentali, mentre la concentrazione, per l’intera durata anche dei match più complicati, raramente viene meno. Una discreta mobilità a fondo campo ed un servizio che frutta in media tra i 10 ed i 15 aces a partita guarniscono il ritratto del fulvo giovane americano, capace di issarsi al termine della stagione 2014 sino al best ranking di 41 al mondo, terzo americano alle spalle di John Isner e Sam Querrey, e di conquistare tra lo stupore generale il massiccio trofeo di doppio di Wimbledon in coppia con il canadese Vasek Pospisil, battendo 7-5 al quinto set la gloriosa coppia dei gemelli Bryan.
Quasi come Jack Sock fosse lo sfortunato eroe di un antica tragedia ellenica, è al culmine delle più vittoriose imprese, proprio quando il meglio pare essere giunto alle porte, che il destino si interpone nelle vicende umane, sbarrando la strada con nefasta crudeltà. Eventi negativi e sfortune si abbattono sulla figura del ventiduenne americano come fulmini a ciel sereno, guastando il mese di attesa, dicembre, che doveva separare un trionfale 2014 da un ancor più ricco di soddisfazioni 2015. Un serio infortunio al bacino costringe Sock ad un doloroso stop seguito da una difficile ma ben riuscita operazione: il chiaro messaggio su Twitter “tornerò più forte di prima” risuona come l’urlo del guerriero.
Il grido però si strozza nella gola di Jack Sock quando il fratello, tennista e figura di riferimento, si ritrova a lottare tra la vita e la morte attaccato ad un respiratore artificiale, colpito da una polmonite degenerata in sindrome di Lemierre. Jack subisce il contraccolpo psicologico come prevedibile, preparandosi al ritorno sui campi da gioco per l’avveniristico Master 1000 di Indian Wells con il cuore in tumulto. Ai piedi, scarpe speciali con la scritta “For you, Eric”, toccante gesto per lottare a fianco del fratello.
L’esordio americano contro Yen-Hsun Lu, così come il secondo turno contro Gilles Muller, vedono Jack Sock andare subito in svantaggio di un set ma giocare come se l’infortunio e le vicende personali non avessero intaccato l’animo guerriero dell’americano, ma anzi esaltato il suo spirito combattivo. Quasi a sottolineare, come se ce ne fosse ancora bisogno, che Jack Sock è capace di lottare contro tutto e contro tutti, per rialzarsi una volta di più, sempre. Superati i primi due turni con altrettante rimonte, la storia sembra ripetersi nel match successivo, questa volta contro Roberto Bautista Agut. Lo spagnolo si impone nel primo set, ma il ruggito a stelle e strisce di Jack Sock spaventa e doma l’iberico, aprendo al giovane americano le porte di uno storico quarto turno.
Il destino di Jack Sock si incrocia così con quello di Roger Federer e lo scontro di questa notte pare destinato a regalare scintille nella magica serata di Indian Wells. Qualunque sarà il verdetto del campo, tuttavia, per Jack Sock le prime vittorie del 2015 sono già arrivate. Non si parla dei meri risultati del torneo, ma di quanto dimostrato con carattere nei primi mesi di un’annata che per il giovane americano era da subito partita con la sorte avversa. Jack Sock ci ha insegnato a reagire alla difficoltà, a rialzarsi dopo le cadute, a riprendere il percorso là dove lo si era interrotto, per spostare gli obiettivi ancora un po’ più avanti. E poco importa se per farlo si debba lottare davvero, contro tutto e contro tutti.
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