da Rio de Janeiro, Fabio Possenti
Da Rio de Janeiro, dove è impegnata nel WTA International, incontriamo Roberta Vinci alla vigilia del suo trentaduesimo compleanno. Numero 38 delle ultime classifiche Wta, la tarantina ha conquistato in carriera 9 titoli Wta in singolare e 25 in doppio, conditi dal Career Grand Slam in coppia con Sara Errani. Da Rio alla Fed Cup, dal futuro nel tennis a un pensiero alle giovani italiane, per una Vinci a 360°.
Roberta quali sono i tre momenti che ricordi con più piacere della tua lunga e straordinaria carriera?
Sono tanti i momenti indimenticabili, se proprio ne dovessi scegliere tre, ti direi la prima vittoria in un torneo WTA a Barcellona, poi la prima Fed Cup vinta e naturalmente il trionfo a Wimbledon con Sara.
E invece c’è un singolo match che ricordi in modo particolare, quello che consideri la migliore partita della tua vita, un momento in cui ti sei sentita invincibile?
Mah, nel tennis è sempre tutto in bilico, non puoi mai essere sicura di aver vinto fino all’ultimo punto giocato, non mi sono mai sentita invincibile
Spesso in molti match vinti la differenza l’ha fatta il dritto, quando riesci ad essere aggressiva con il dritto, tutto il tuo gioco ne tra sempre beneficio. Che sensazioni hai in questi giorni riguardo questo colpo in particolare?
E’ vero, il dritto è il colpo grazie al quale ho vinto la maggior parte delle partite. Sicuramente rispetto all’anno scorso sto giocando meglio, ovviamente non sono ancora al top della condizione, che può arrivare solo giocando tante partite. La trasferta in Australia è andata discretamente bene, poi c’è stata questa pausa per la Fed Cup e ora riprendo a giocare intensamente disputando Rio, Acapulco, Monterrey, Indian Wells e Miami, spero di riuscire a disputare buoni tornei.
Parlando il generale del tennis femminile. Tu, Francesca Schiavone, Flavia Pennetta siete arrivate al top della condizione più tardi rispetto a tante vostre coetanee. Questo succede spesso per le italiane. Secondo te c’è un motivo particolare perché accede questo in Italia o è solo una casualità?
Sì è vero, in Italia maturiamo un po’ più tardi, c’è un po’ la tendenza a prendere consapevolezza dei propri mezzi qualche anno dopo rispetto ad altre nazioni, però non è un problema, l’importante è arrivarci.
Quindi il messaggio per le nostre ragazze giovani che si avvicinano al tennis è di non avere fretta…
Sicuramente, bisogna lavorare e impegnarsi tanto, ci vuole molta pazienza se i risultati non arrivano subito. Non bisogna avere fretta, si può arrivare ai grandi successi anche piano piano.
Per la stagione in corso quali obiettivi ti sei posta?
Non ho obiettivi specifici. Ovviamente il primo pensiero è sempre quello di non farsi male dal punto di vista fisico, altrimenti tutto il resto non può essere perseguito. Poi cercare di giocare tante partite nel modo giusto. Se si fa bene poi anche dal ranking arriveranno le soddisfazioni.
Facendo un passo avanti nel tempo, quando terminerai la carriera da giocatrice (ti auguriamo il più tardi possibile), hai già pensato cosa vorresti fare? Restare nel mondo del tennis come allenatrice per esempio oppure cambiare completamente stile di vita?
Sicuramente nel mondo del tennis vorrei rimanere, il tennis è tutta la mia vita da ormai moltissimi anni, cambiare totalmente vita la vedo dura. Non so se farò il coach, mi piacerebbe certo, ma ci sarà tempo per pensarci.
Comunque potresti giocare almeno il doppio ancora per tanti anni, come sta facendo con ottimi risultati Martina Hingis
Mah questo non lo so. Una volta deciso di chiudere con i match non credo avrebbe senso continuare a fare solo il doppio, però mai dire mai. Comunque nel mondo del tennis mi piacerebbe rimanere, magari anche dopo aver finito la carriera agonistica e, magari, dopo avere messo su famiglia.
Ripensiamo ora allo scorso week end di Fed Cup. Ci sono state molte critiche a te e alle tue compagne, però forse non si è considerato che la Mladenovic ha trovato la giornata perfetta. Cosa vi ha lasciato questo incontro perso?
Ci ha lasciato sicuramente tanto amaro in bocca, perché non ci aspettavamo un ribaltone del genere, dal 2-0 del primo giorno, trovarsi 2-3 è stato veramente devastante. Del resto, il secondo giorno Mladenovic e Garcia hanno giocato in modo fantastico. Anche nel doppio, noi abbiamo fatto veramente quello che abbiamo potuto, ma loro non hanno sbagliato nulla, sono state nettamente superiori. E’ girata male tutta la giornata, peccato davvero.
Sei qua a Rio, una scelta diversa rispetto agli anni passati, come mai hai deciso di cambiare la programmazione quest’anno.
Abbiamo deciso di cambiare un po’ la programmazione e di fare questo International, un torneo con una entry list inferiore rispetto a Dubai e Doha però qua sono sicura di giocare, altrimenti sarei dovuta partire dalle qualificazioni che è sempre una via complessa e piena di insidie. E’ vero che è terra e poi si torna al cemento di Acapulco e Monterrey però credo e spero che sia stata una scelta giusta.
Al primo turno affronterai la Hradecka, giocatrice esperta, ottima doppista come te.
E’ un brutto sorteggio, poteva andare decisamente meglio, è una giocatrice fastidiosa, tira forte, in Australia ha giocato bene, certo sul cemento gioca meglio, la superficie più lenta potrebbe avvantaggiarmi, però c’è molta umidità, molto caldo, in questi giorni non sono stata benissimo, ho avuto anche la febbre, però ci proverò come sempre.
Sei a Rio da qualche giorno, hai avuto occasione di vedere la città che sta vivendo un momento particolare con tutti i brasiliani immersi nell’atmosfera del Carnevale
Magari… Invece il primo giorno sono stata tutta la giornata a letto, perché non stavo bene, poi ho iniziato gli allenamenti piano piano, quindi per ora non ho visto proprio nulla, ma sicuramente prima di lasciare Rio un giro per la città lo voglio fare sicuramente.