di Michele Galoppini
La prima lunga notte italiana di Australian Open ha tenuto svegli tanti appassionati, alla smaniosa ricerca, dopo una lunga attesa, di un po’ di tennis da grande slam, e nella giornata non troppo calda di Melbourne non mancano emozioni e sorprese già dopo solo poche ore. È però Lucie Hradecka a catturare le maggiori attenzioni ed a segnare la più grossa sorpresa di giornata, poiché nel divertente ed emozionante match contro Ana Ivanovic, quinta testa di serie ed arrivata a Melbourne dopo la finale raggiunta a Brisbane, è stata proprio la ceca, qualificata, a superare il turno e ad alzare le braccia al cielo.
Evidentemente, la 27enne serba non gradisce l’incontro con una giocatrice della Repubblica Ceca negli Slam. Già negli ultimi UsOpen era stata protagonista in negativo di una grossa sorpresa, sebbene al secondo turno: a New York, Karolina Pliskova la eliminò giocando un match di alta qualità e dando inizio alla decisiva scalata del ranking. La sconfitta della Ivanovic le fa ancora più male se si considera che difendeva i quarti di finale del 2014, in un torneo nel quale era anche riuscita ad eliminare una non propriamente in forma Serena Williams (la cui forma sembra essere addirittura peggiore in questa edizione).
La scelta di guardare questo match è stata peraltro abbastanza casuale. Non sono un particolare tifoso di Ana Ivanovic (a dirla tutta, non lo sono affatto), non ho Lucie Hradecka nella lista delle mie favorite e c’erano altri match ipoteticamente più interessanti che i campi degli Australian Open (per il primo anno tutti coperti da telecamere) offrivano, tra cui ad esempio il nostro Andreas Seppi, che nuovamente si stava arrampicando al quinto set contro Deniz Istomin, ma il cui streaming faticava a funzionare. Il sentore di un grosso upset, peraltro un po’ bonariamente pronosticato, mi ha fatto scegliere questo match, che è poi risultato ricco di emozioni e con un finale sorprendente. Forse nemmeno troppo sorprendente, se si considera che l’unico precedente tra le due giocatrici era finito 8-6 al terzo a favore della serba, in un passato Wimbledon.
L’inizio ha però deluso le attese di sorpresa. Ana Ivanovic, senza troppi problemi, è passata a rullo sulla povera Hradecka, lasciandole un misero game e candidandosi a veloce vincitrice. Come spesso capita, però, nel tennis femminile, dopo un primo set nettamente vinto, si tende a cedere un po’ di testa ed a lasciare all’avversaria un po’ di spazio, ed in questo caso troppo spazio. La quadrumane di Praga, con la particolare caratteristica di giocare un dritto bimane che diventa ad una mano in risposta ed in alcune altre occasioni, comincia a prendere la misure dei suoi colpi piatti e ficcanti e, con l’aiuto di un ottimo servizio dalle diverse sfaccettature, spinge fuori dal campo la serba e si pone al comando del gioco. La situazione si rispecchia in un iniziale 3-0 a favore della ceca nel secondo set.
Ma se spesso la sfavorita dal pronostico riesce a mettere in difficoltà la grande campionessa, ancor più spesso la grande campionessa riesce a far girare un match a suo favore in un lampo. Tutto sembra infatti tornare alla normalità anche in questo set, quando un parziale di 12-3 punti a favore della Ivanovic ristabilisce la parità sul 3-3. Quel che però conta nella specifica situazione è che, nonostante una reazione mentale della Ivanovic, è stata la ceca a decretare il recupero della quinta testa di serie, con una serie di errori abbastanza banali, probabilmente dovuti alla pressione di sentire possibile un grande risultato. Infatti, la Ivanovic torna in men che non si dica agitata e fallosa, particolarmente loquace con il suo angolo, bersaglio di sguardi arrabbiati e preoccupati, gesti e urla.
Colto il momento di nuova difficoltà della Ivanovic, peraltro non realmente giustificato dall’andamento del match, la Hradecka reagisce e preme il piede sull’acceleratore: salva una pericolosissima palla break, brekka la serba nel turno di servizio successivo e poi tiene agilmente la sua battuta nel nono game, trascinando la situazione al terzo parziale. Anche lo streaming comincia a tremare, sentendo forse la tensione del momento (o forse è solo il mio vecchissimo laptop vicino al pensionamento a non riuscire ad operare al meglio, ed è quindi tempo di chiudere pagine di browser ed applicazioni sperando di risolvere i temporanei traballamenti delle immagini).
Come sarebbe finito il terzo set, a meno di ribaltoni improvvisi ed ingiustificati, lo si capisce dopo pochissimi punti, quando la situazione di punteggio era ancora in perfetto equilibrio. Il gioco della Hradecka sale nuovamente di livello: la ricerca del vincente diventa ancora più efficace, il numero di errori crolla ed i piedi sono sempre in campo o sulla linea di fondo per comandare gli scambi; dall’altra parte della rete invece, la Ivanovic è sull’orlo di una crisi di nervi, è agitata, trova qualche fiammata vincente che però non la tranquillizza, cominciano gli “ajde!” sugli errori della Hradecka al contrario sempre composta, gli sguardi al proprio angolo diventano la prassi dopo ogni scambio e la racchetta subisce anche un discretamente violento colpo sul cemento azzurro dei campi. Anche io mi ritrovo coinvolto mentalmente dalla situazione e, come spesso mi capita quando un match cattura pienamente la mia attenzione, mi ritrovo in punta di sedia con il viso a breve, troppo breve distanza dallo schermo del pc.
Dall’1-1 iniziale non c’è più match. Due break per la ceca, che al contrario non concede alcuna occasione del genere alla serba, condannano Ana Ivanovic, facendo comparire sul serio ma concentrato viso della Hradecka un grande sorriso, portando invece alla serba un’espressione ancora più sconfortata di quanto non lo fosse già negli ultimi scambi.
Il risultato finale è di 1-6 6-3 6-2 a favore della Hradecka, la quale, a riprova dell’alto livello espresso soprattutto nel terzo set, è stata autrice nel parziale decisivo di 14 vincenti a fronte di soli 7 errori non forzati (mentre per la Ivanovic solo 4 vincenti a fronte di 9 errori). Numeri che impressionano considerando il gioco sempre all’attacco per la ceca. Lucie ottiene anche la terza vittoria in carriera contro una giocatrice top10, dopo le due nel Premier Mandatory di Madrid del 2012, dove vinse contro Kvitova e Stosur, allora rispettivamente numeri 4 e 5 del mondo. Un ulteriore aspetto positivo della vittoria della Hradecka si trova nel fatto che il tabellone attorno a lei si è aperto, poiché anche l’altra testa di serie di quel sedicesimo, Belinda Bencic, è stata eliminata da Julia Goerges.
La tardissima ora e la tensione da tifoso attenuata a risultato acquisito mi ricordano che è ora di uno spuntino prima di cercare qualche nuovo match interessante, che molto difficilmente mi farà cambiare idea sulla scelta di Hradecka contro Ivanovic come match rappresentativo del primo giorno di Australian Open al femminile, sebbene parlare di “giorno” risulti decisamente inappropriato.
Leggi anche:
- None Found