di Daniele Sforza
Ritorniamo con la rubrica Spazio all’altro Tennis per parlare di una nazione, la Norvegia, che in tutta la sua storia non è mai riuscita a trovare un/una tennista che potesse raggiungere risultati rilevanti in questo sport (Molla Mallory, nata nel 1884 e best ranking al numero 2, si trasferì subito in America e ebbe la cittadinanza statunitense). Ci aiuta in questo la giovanissima Melanie Stokke, classe 1996 e numero 641 del ranking Wta, considerata come una delle maggiori promesse del movimento norvegese.
Melanie inizia a giocare a tennis all’età di soli 5 anni quando sua nonna la porta sui campi di minitennis. Da li è amore a prima vista. “A 10 anni ho capito che il tennis doveva diventare qualcosa di importante nella mia vita, l’ho compreso ancora di più quando a 13 anni ho cominciato a competere al di fuori della mia nazione.”
In Norvegia (essendo un paese ben sviluppato), non è difficile iniziare a giocare a tennis. “Non è stato difficile iniziare a giocare a tennis perché vivo a Oslo e qua abbiamo tutto quello che serve per giocare a tennis; però tutto questo è più per persone e giocatori che vogliono competere a livello nazionale o semplicemente vogliono essere un po’ attivi. Il tennis sembra essere uno sport per bambini e un posto d’incontro per genitori.”
Quello che invece è difficile è continuare in quest’attività per renderla professionale. “Quello che era ed è molto difficile è quello che succede dopo che inizi a giocare a tennis. Come hai detto prima, la Norvegia non ha una buona tradizione tennistica e noi non abbiamo nemmeno un giocatore che sia nella top 100 del ranking Atp/Wta, quindi non sappiamo come muoverci e non abbiamo nessuno a cui guardare come esempio”.
In poche parole potremmo dire che si hanno le basi ma non c’è uno sviluppo di questo sport. “Per molti giocatori in Norvegia il tennis non è altro che una possibilità di divertimento, una possibilità per iniziare a giocare nel college o semplicemente un sogno. Molti ragazzi decidono di smettere per dare spazio allo studio visto che abbiamo buone scuole e le nostre famiglie vivono bene economicamente, mentre per le altre nazioni il tennis può essere l’unica opportunità che hanno. Perciò in Norvegia il livello è molto basso e non ci sono molti buoni giocatori”.
Manca la partecipazione della Norvegia in competizioni al di fuori della propria nazione. “È tutto un po’ complicato ma solo perché la Norvegia non sa bene cosa chiede il tennis. Non gareggiamo molto al di fuori della Norvegia, quindi la domanda è sempre la stessa: Come possono i giocatori e gli allenatori vedere la realtà di questo sport per migliorarlo nella propria nazione? Ci sono strutture per allenarsi ma non sono disponibili per tutti perché i club hanno mentalità diverse su come svilupparsi, ci può essere un club per soci, per giocatori che competono o per il tempo libero.
In tutto questo come si comporta la federazione norvegese? “A mio parere la federazione prova, ma non abbastanza. Loro non mi hanno aiutato molto con i soldi e prima, quando ero piccola, mio padre ha sempre dovuto pagare per farmi allenare nel centro più importante. È sempre stato mio padre a sponsorizzarmi e ad aiutarmi economicamente ed ecco anche il motivo per cui non mi alleno più in Norvegia. Mi alleno in Spagna con il mio allenatore da un paio di anni. Penso inoltre che la federazione tratti in maniera diversa i giocatori, alcuni hanno più di altri e tutto questo è totalmente ingiusto. Penso che la federazione supporti i giocatori che giocano con loro e negoziano con loro, non amano persone che fanno le cose per conto loro e quindi non sono parte di questo sistema. Peccato che io pensi l’esatto contrario. Avrei meritato di più dalla federazione.”
Nonostante la giovane età Melanie ha giocato più volte la Fed Cup, già da quando aveva 16 anni. “La Fed Cup è stata un’ottima esperienza ed ho provato bellissime sensazioni a giocare per la mia nazione. La prima volta che ho giocato per la Fed Cup mi sono sentita fiera e onorata di giocare per la mia nazione. Aggiunto a questo poi le vittorie per la mia squadra, tutto questo mi ha dato molta fiducia e motivazione a dare il meglio di me stessa per le mie compagne di squadra e la mia nazione.”
Durante la Fed Cup ci sono stati anche piccoli inconvenienti, come la mancanza di una bandiera norvegese quando ha giocato in Moldova. La bella esperienza invece quest’anno in Estonia. “Ricordo la prima volta che ho giocato la Fed Cup, abbiamo giocato in Moldova e abbiamo partecipato alla cerimonia di apertura. È stato ironico e deludente allo stesso tempo perché loro non avevano una nostra bandiera. Quindi abbiamo giocato contro la Namibia senza una bandiera e senza l’onore di averla tra le nostre mani. Alla fine sono riuscita ad avere questo onore quest’anno, quando abbiamo giocato in Estonia e ho potuto tenere la bandiera fieramente. Qui inoltre ho amato l’atmosfera, c’erano moltissime persone a sostenerci e ad applaudire, è stato molto divertente. Inoltre, come ti ho detto prima, la federazione non fa molto per me quindi la Fed Cup non è importante per loro, è solo importante per me che la gioco per lo spirito di squadra e per la sensazione di tenere in mano la bandiera. Lo faccio solo per la mia nazione e visto che la federazione non mi aiuta, non ho altre motivazioni per giocarla la prossima volta, fino a quando non avrò qualcosa indietro.
Lo spostamento in Spagna dove lavora con Juan Ros su diversi aspetti. “Il mio allenatore è Juan Ros e io mi alleno con lui in Spagna e mi aiuta con tutti gli aspetti che fanno parte del tennis: tecnica, footwork, tattica e mentalità. Mi insegna come imparare a divertirmi con il gioco e gli sono davvero grata perché in questo modo mi insegna cos’è veramente il tennis.”
Obiettivi e aspettative interessanti per la giovane norvegese. “Gli obiettivi per quest’anno sono quello di raggiungere la top 500 visto che la stagione non è ancora finita e migliorare soprattutto mentalmente. Il prossimo sarà importante perché proveremo a salire di livello giocando 25k e 50k e perciò cercheremo di raggiungere la top 300.”
Scopriamo Melanie invece fuori dal campo, amante del cibo, dell’Italia e della musica. “Su di me potrei dire subito una cosa: amo il cibo e in particolar modo i dolci! Non posso resistere a torte, gelati e paste. Questo è uno dei motivi per cui ho amato ed amo l’Italia, avete un cibo spettacolare e mi sento come in paradiso. Posso dire inoltre che sono una ragazza artistica e creativa, amo cantare, che sia sotto la doccia o in macchina, e amo conoscere nuove culture, le persone e l’architettura delle altre nazioni.”
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