di Alessandro Mastroluca
“Non voglio essere la copia di nessuno. Voglio solo essere Borna Coric”. Ha stoppato tutti la rivelazione di Umag e promessa “next big thing” del tennis croato e mondiale. Per Andy Murray, che proprio a Umag ne ha battezzato il debutto in Coppa Davis nel playoff dello scorso settembre, Coric ricorda Nadal. E i due si sono anche allenati insieme, a Mallorca, a dicembre. “E’ stata la mia lezione più grande, ho imparato moltissimo da lui. L’intensità con cui si allena è incredibile, dovrò fare del mio meglio per imitarlo giorno dopo giorno”. La stampa croata ha cercato affinità con il meglio della generazione attuale e passata, Cilic e Ivanisevic che adesso lo segue part-time. Ma il 17enne di Zagabria(è nato il 14 novembre 1996) rifiuta accostamenti e paragoni. “Ho sempre guardato Marin, Goran, Ljubicic, penso che sia molto importante per un ragazzo che voglia migliorare. Ma non ho un idolo. Sono solo io il modello di me stesso”.
Ha cominciato a giocare a tennis a 5 anni ed ha vinto in tutte le categorie giovanili, under12, under14, under16 e under18. Rovescio bimane, la sua arma migliore per Ivanisevic, dritto penetrante ma tecnicamente migliorabile, si è fatto subito notare per la semifinale raggiunta a 15 anni al Bonfiglio, persa malamente 6-1 6-0 contro un altro predestinato, il nostro Gianluigi Quinzi. Cresciuto in altezza ma con una struttura muscolare ancora da potenziare, 1.85m per 74 kg, Coric non dà l’impressione di muoversi con eleganza ma arriva ovunque. “Sono un grande combattente, leggo bene il gioco: penso sia questa la mia forza” si descrive Coric, “e so che devo lavorare ancora sul dritto e sulle volée”.
Da quando ha 14 anni, Coric si allena in Inghilterra, nel Middlesex, con il suo coach Ryan Jones, insieme a Donna Vekic e un gruppo di giovani britannici nell’ambito del Junior Tennis Coaching Foundation, finanziata da Chris Sherling e diretta da David Felgate, ex coach di Henman e direttore della LTA. È stato proprio Sherling, capitalista 63enne che ha conosciuto la famiglia Coric attraverso un amico, a convincere Borna a partire per l’Inghilterra, e ora finanzia la sua carriera in cambio della promessa di una partecipazione ai suoi guadagni futuri. “Sentivo la mancanza della mia famiglia” ha detto, Coric, raggiunto dopo un anno dal padre Damir, andato in pensione (mamma Zeljka è rimasta a Zagabria, dove lavora in banca). “Ma sentivo che qui potevo fare tutto per il mio tennis. Ora gioco molto meglio”.
E i risultati si vedono. Nel 2013 Coric ha vinto 5 finali su 5 a livello Future e conquistato il suo primo slam junior agli Us Open, in finale su Kokkinakis, nell’ultimo torneo under-18 che ha giocato. Ha chiuso il 2013 al numero 367 del mondo (+940 rispetto al 2012) grazie a cinque titoli ITF. Il primo successo da pro è arrivato ad aprile sulla terra a Bournemouth (67 64 63 su Daniel Cox con sette game di fila dal 4-4 nel secondo set), all’ottavo torneo professionistico in carriera, partendo dalle qualificazioni. Sono poi arrivate le due vittorie consecutive sul cemento a Izmir e il quarto alloro a Lagos, in Nigeria, in finale su Mate Pavic. A novembre ha sfiorato la sua prima semifinale in un challenger, a Yokohama, pochi giorni dopo aver compiuto 17 anni, mancando due match point nel tiebreak del terzo set contro Herbert (con qualche rimpianto per la volée non chiusa sul 6-5), in un match spalmato su due giorni per la pioggia e appena dopo Natale si è regalato il quinto titolo ITF alla Bakirkoy Cup, a Istanbul, in finale sul modesto Erguden, numero 788 del mondo di dieci anni più grande.
Quest’anno ha fatto ancora meglio. Prima la vittoria su Janowicz in Coppa Davis, poi la settimana della vita a Umag, evidentemente il centro di gravità permanente della sua ancor giovane carriera. Contro Zeballos, nel déjà-vu del primo turno di dodici mesi fa in cui si è trovato in vantaggio di un set e di un break ma ha finito per cedere al terzo, ha servito da veterano sul 7-6 5-3 15-30 e si è preso un piccolo posto nella storia. È diventato il decimo giocatore in attività a raggiungere i quarti di un torneo ATP entro i 17 anni dopo Roger Federer, Rafael Nadal, Lleyton Hewitt, Marin Cilic, Richard Gasquet, Juan Martin del Potro, Kei Nishikori, Karen Khachanov e Alexander Zverev. Il resto è storia, è Fognini che rimonta un set e un break, che fa meno punti e vince. Ma Coric, che adora la boxe e Mike Tyson, ha fatto vedere che può combattere sullo stesso ring con i migliori.
Ha già raggiunto l’obiettivo fissato per il 2014, entrare in top-200 (è n.194 grazie all’exploit di Umag), ma a fermarsi non ci pensa proprio. Perché, come ha raccontato, “ho bisogno di adrenalina, di vivere sempre qualcosa di nuovo”. Perché Coric is born to run.
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