da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
Camila Giorgi è una giocatrice molto particolare. Il suo tennis può ricordare, a tratti, Monica Seles e addirittura Andre Agassi. Ma le manca ancora qualcosa per effettuare il grande salto di qualità, quello che la porterebbe almeno tra le prime 30 giocatrici al mondo. Ammirarla in campo è estasiante per la potenza che riesce a sprigionare, per il tempo sulla palla, per gli appoggi, la velocità di piedi. Manca il giusto atteggiamento in campo: manca la consapevolezza di cosa si dovrebbe fare in certe situazioni, in certi momenti. Manca la mentalità giusta al servizio che le eviti di dover commettere 10-15 doppi falli a match. Manca la capacità e la voglia di giocare colpi difensivi, se necessario. Camila Giorgi ha tanto tennis, ma i pezzi del puzzle non sono ancora stati tutti trovati. Dovesse trovarli, farebbe molti danni (alle altre però, non al suo gioco). Sergio Giorgi, papà e allenatore di Camila, viene da molti descritto letteralmente come un pazzo, un visionario, come un uomo che non scende a compromessi (e quest’ultimo definizione, in particolare, risulta corretta). Il problema è che tutti parlando della famiglia Giorgi, ma spesso per sentito dire, per un articolo letto di qua, per un’intervista ascoltata di là. Spazio Tennis oggi proverà a farvi capire qualcosa in più su Camila, sul suo tennis, sulla nazionalità, sul futuro, sui rapporti con la FIT, tramite una lunga intervista a Sergio.
Partiamo dalla stretta attualità. Camila ha sofferto di un problema alla spalla che ne sta condizionando la stagione. Raccontaci qualcosa in più..
“Camila ha iniziato ad avere problemi alla spalla, si tratta precisamente di borsite, nel mese di novembre. Abbiamo giocato due tornei, unop da 50.000$ e uno da 75.000$ se non erro. Durante il primo ha sentito dolore ma ha voluto assolutamente giocare anche il secondo. E’ stata poi ferma 15 giorni perché non sembrava un infortunio serio; almeno era quello che diceva il medico statunitense da cui siamo andati. Abbiamo ricominciato gli allenamenti e, prima dell’Australia, sembrava tutto a posto. Ma Camila semplicemente, pur di giocare gli Australian Open, ha finto di non avere dolore ed è andata come è andata… Stessa cosa tra l’altro è accaduto contro la Bouchard settimana scorsa. Sono entrato in campo sullo 0-2 chiedendo a Camila cosa non andasse. Lei mi ha detto “Nulla, sto bene.” Invece a fine match mi ha fatto capire che non riusciva quasi a muovere il braccio.”
Come state affrontando questo infortunio che sembra non voler passare?
“Durante questo lungo periodo Camila è stata visitata più volte da medici statunitensi, che però devo dire che si sono rivelati un disastro. Costosissimi, ma per fortuna Cami ha l’assicurazione Wta, e soprattutto poco preparati. Qui in Francia ho portato Camila dal medico che ci seguiva quando vivevamo a Parigi e le cose sono andate molto meglio.”
La preparazione quindi non è stata semplice immagino…
“In alcuni periodi, purtroppo lunghi, Camila ha addirittura svolto gli allenamenti giocando con la sinistra. Ha giocato davvero poco in questo 2013 ed è uno dei motivi per cui ha molti alti e bassi anche all’interno della stessa partita. Ha saltato 6-7 tornei, che sono tantissimi.”
A Charleston però ha disputato un buon torneo, non è così?
“Si, a Charleston ha giocato bene, anche se aveva iniziato a servire solamente da 10-12 giorni.”
Nelle interviste Camila risponde spesso a monosillabi. Ci spieghi perché?
“Lei è terribile in questo. Nessuno la conosce davvero perché non vuole farsi conoscere dai giornalisti. Camila vorrebbe che nessuno sapesse nulla di lei.”
Passiamo alla domanda delle domande. C’è davvero il rischio che Camila cambi nazionalità e non giochi più per l’Italia?
“Questa è la domanda che mi fanno sempre tutti. Vorrei far capire a tutti che giocare o non giocare la Fed Cup non c’entra nulla con la nazionalità di un giocatrice. Non è che se non giochi in nazionale non sei italiano. Camila non gioca la Fed Cup perché ci sono interessi politici che non voglio seguire. Non mi piace come manifestazione, perché la ritengo un torneo politico tra federazioni, molto più che tra nazioni.”
E i rapporti con la FIT come sono?
“Ad inizio anno avevo detto a Camila che sicuramente avrebbe ricevuto la wc per Roma e che avrebbe giocato in nazionale, perché lei mi ha chiesto di poter essere convocata. Ma non è stato raggiunto un accordo con la Federazione. Io voglio sottolineare che non ho nulla contro la Federazione Italiana Tennis ma non condivido le loro scelte e soprattutto le loro proposte nei nostri confronti.”
Come forse saprai Romina Oprandi ha deciso di cambiare nazionalità poiché voleva partecipare a Londra 2012…
“Se Camila avesse davvero il desiderio di partecipare ai Giochi Olimpici del 2016 e la situazione fosse quella attuale, non so, dovremmo forse pensarci.”
E’ vero che hai ricevuto offerte da altre federazioni straniere?
“Ho ricevuto offerte da altre federazioni ma ho sempre rifiutato. Non voglio assolutamente che Camila appaia come una giocatrice che si svende in questa maniera.”
Prima mi dicevi che Camila rappresenta al meglio l’Italia nel mondo, mi spieghi in che senso?
“Camila rappresenta in maniera ottimale per me l’Italia. Gioca un tennis molto gradevole in giro per il mondo, è una bella ragazza e, dicono in molti, tra le ragazze vestite con mmaggiore stile nel circuito. Non prende soldi pubblici. E’ una degnissima rappresentante italiana nel mondo io credo.”
Degnissima rappresentante e, ti sei scordato di dire, di successo…
“No, ancora non possiamo parlare di successo. Il successo è un’altra cosa. Per adesso abbiamo fatto solo abbastanza bene.”
Cominciano a passare un po’ gli anni. Pensi che Camila sia in ritardo sulla tabella di marcia?
“La media tra le top-100 credo sia di 26-27 anni. Io non ho fretta. Voglio che Camila abbia una vita normale. In campo, che sia allenamento o partita, deve sempre dare il massimo, concentrato e disciplinato, ma nel resto della giornata di tennis non si parla più. Hai ragione, adesso le usciranno i punti di Wimbledon e verranno momenti probabilmente difficili, ma è anche vero che dopo Londra e sino a maggio del prossimo anno non avrà tantissimo da difendere. Io credo che tra un anno esatto potremmo vedere Camila tra le top-30, anzi ne sono sicuro. Quello è il nostro obiettivo e non credo di essere pazzo affermandolo.”
Non possiamo, tornando al tennis di Camila, non parlare dei tantissimi doppi falli che commette. Come è possibile?
“Il discorso che fai sui doppi falli è giustissimo. Tra l’altro Camila ha un’ottima seconda, ma purtroppo si ostina a tirare molto forte sempre sia prima che seconda. Mi fa impazzire a volta, è molto testarda. Sai perché non tira una seconda lavorata? Perché preferisce fare un doppio fallo piuttosto che subire una riposta vincente. Comunque, a parte tutto, quest’anno ha giocato talmente poco che le mancano i match, le manca l’abitudine alle partite. Deve trovare continuità. Quando gioca come con la Bartoli va tutto bene, ma con tutti quei doppi falli non si va da nessuna parte.”
Quanto è forte caratterialmente Camila?
“Il carattere di Camila, anche se potrebbe sembrare il contrario da fuori, è fortissimo, forse anche troppo. Da genitore non è facile da gestire perché come ti dicevo è testardissima. Io le dico una cosa e a volte ne fa un’altra. A volte sembra che non segua il punteggio, cosa invece importantissima perché come sappiamo non tutti i punti sono uguali. Da una parte è difficile gestire Camila ma dall’altra mi piace molto il suo carattere così forte.”
Il vostro staff si è arricchito di un nuovo collaboratore?
“Si ci sta dando una mano come sparring partner Joel Allen, un ragazzo molto bravo che ha giocato al College e per la Coppa Davis, difendendo i colori di Haiti. Abbiamo iniziano da poco questa collaborazione ma è un ragazzo tranquillo, a tennis gioca benissimo e si trova bene con Camila.”
Vi allenate sempre a Miami? Ogni tanto fai visita al to amico Kozlov, padre di uno dei ragazzini più talentuosi del mondo?
“Si ogni tanto andiamo da Kozlov, lui è completamente pazzo e quindi mi trovo benissimo con lui. A parte gli scherzi è una persona preparatissima e in gamba. In questo momento siamo ancora a Miami come base, ma ancora per poco. Andremo sicuramente via dagli Stati Uniti perché mio figlio Amadeus di 17 anni gioca a calcio e a Miami, come nel resto della nazione, non c’è futuro in questo sport. Oggi gioca nel Real Madrid di Miami, ma per fare poter fare il professionista come vuole deve potersi trasferire in Europa e ha dunque rifiutato le borse di studio che ci avevano offerto qui. Magari in Italia, magari a Roma, perché no? Dobbiamo trovare una soluzione europea che possa andar bene sia per il calcio di Amadeus che per il tennis di Camila. Ci piacerebbe molto tornare in Italia…”
Leggi anche:
- None Found