(Giacomo Miccini – Foto Nizegorodcew)
Giacomo Miccini è stato ed è tuttora una delle più importanti promesse del tennis italiano. Dopo una grandissima carriera junior, costellata da importanti successi nelle varie categorie giovanili, Jack ha raggiunto la posizione numero 20 delle classifiche Itf Under 18 all’età di 15 anni (14 Gennaio 2008; Miccini è nato il 5 Luglio 1992). Un brutto infortunio all’anca e la conseguente operazione chirurgica ne hanno fortemente rallentato l’ascesa; i giocatori contro i quali ha sempre fatto partita pari, come i vari Harrison e Tomic, sono cresciuti, lasciando Giacomo nelle retrovie. Dopo una lunghissima avventura negli States, Jack ha tentato il rientro in Italia (alla corte di Umberto Rianna) che non ha però dato grandissimi frutti. La scelta di Miccini e della sua famiglia è stata dunque quella di puntare sul college, per tornare, tra qualche anno, a fare la voce grossa nel circuito.
Intervista esclusiva di Alessandro Nizegorodcew
Allora Giacomo, iniziamo questa intervista partendo dalle notizie recenti. Hai deciso di dedicarti al College americano, lasciando per il momento il solo mondo del tennis pro. Dove studierai e giocherai? Come mai questa scelta?
“Ho preso la decisione di andare al college nel mese di agosto. Mi volevano molti college Top-10, ma alla fine ho deciso di andare alla University of Arizona, nella città di Tucson. Ho preso questa decisione perché penso che mi aiuterà a crescere per prima cosa come persona e anche come tennista. Giocherò molto partite con giocatori molto forti e questo mi aiuterà senza dubbio a migliorare sotto vari aspetti. I coach che mi seguono sono molto competenti; uno di loro ha viaggiato con Taylor Dent per anni, quindi direi che ha un certa esperienza.”
C’è la possibilità che tu decida, una volta terminati gli studi, di tornare a giocare tra i pro con continuità? Come ha fatto ad esempio Davide Sanguinetti?
“Si, è proprio questo il mio obbiettivo… Cercare di maturare per essere a pronto a 22 anni quando uscirò dal college con una laurea.”
Nell’atto pratico, oltre a giocare per la squadra dell’Arizona, riuscirai a disputare anche tornei future challenger?
“Si, quando non saremo impegnati con tornei del college o a squadre, il coach della scuola mi porterà nei futures che vorrò giocare.”
Che differenze di lavoro hai visto tra gli Stati Uniti e l’Italia, a livello di tecnica, tattica, preparazione atletica, ecc?
“Sono stato solo un anno in Italia e a dire il vero mi sono trovato molto bene; solamente che ero abituato al lavoro in America e alla loro mentalità.”
Secondo te nel tuo difficile approccio con il professionismo, ha influito di più l’infortunio, o la pressione del dover dimostrare per forza chissà cosa, dato che di te si parlava benissimo da junior e che hai giocato molto in Italia, con tutti che aspettano il campione?
“Ho solo 18 anni… Ancora c’è molto tempo per crescere e lavorare! In italia appena qualcuno ha un risultato a 14 anni si esaltano tutti ed è gia un fenomeno, quando arriva a 17-18 anni e ha qualche difficoltà ad entrare nel professionismo tutti lo danno per perso. C’è sempre stata questa mentalità e non penso che cambierà.”
(Giacomo Miccini – Foto Nizegorodcew)
Sia Giancarlo Petrazzuolo che Stefano Baraldo, che ti hanno seguito insieme a Rianna nella tua avventura italiana, hanno sempre detto che in campo sentivi troppo la pressione. Da cosa ti derivava? Dall’ambiente? O i problemi erano altri?
“Veramente a me non è mai importato niente di quello che dicevano gli altri. Cerco sempre di prestare meno attenzione possibile; il vero problema è che mettevo troppa pressione su me stesso e sulle mie aspettative. Il college mi aiuterà a cambiare anche questo, perché giocherò soprattutto per la squadra.”
Il mondo del tennis è un mondo che hai vissuto in maniera positiva? Cosa ti piace di più e cosa di meno del circuito?
“Si, è un mondo che sto vivendo in maniera positiva! Mi è sempre piaciuto viaggiare e vedere paesi nuovi. E comunque non saprei come vivere senza questo sport!”
Nel tennis moderno è molto difficile “uscire” e “sfondare” sotto i 21-22 anni. Il tuo sogno, per concludere, è ancora vivo? E’ ancora il tuo obiettivo primario diventare un top-100?
“Si certo!! Non ho mai smesso di crederci… Il mio obbiettivo è sempre quello e se continuo a lavorare duramente penso che un giorna si realizzerà!”
Grazie Giacomo e in bocca al lupo per questa tua nuova avventura..
“Crepi! Grazie mille…”
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